Passa ai contenuti principali

Vittoria

Nike di Samotracia
Museo del Louvre, Parigi
Quello che ereditiamo dalle persone, a volte, forse dipende un po' da noi. Io so di avere tratti simili a mia mamma, ma so anche che ci sono cose che sono solo del papà. E ci sono cose, credo, che forse sono solo mie. Magari con l'esempio, buono o cattivo degli altri, uno può cercare di diventare migliore, di non commettere gli stessi errori e di essere la persona che vuole essere.
In passato mi sono sforzata di essere quello che volevo e ci sono riuscita, superando miei limiti personali che ora non fanno più parte di me. Voglio dire, con l'impegno si può fare tutto, ne sono assolutamente convinta. Tranne quando stanno per venirti le mestruazioni, quello è un periodo in cui non si può pretendere di evitare l'acidità :)
Scherzi a parte, se c'è una cosa che vorrei aver ereditato, e non so se è così, è la forza di mia nonna. Mia nonna non è un buon esempio in tante cose: una di quelle donne che litigano con le sorelle e poi passano mesi senza parlarsi (cosa che a me non è mai successa con nessuno, per esempio) per poi riallacciare i rapporti e tornare culo e camicia; tendenzialmente pettegola e che dà giudizi, spesso sbagliati, sia positivi (troppo indulgente con certi parenti) che negativi (troppo tagliente con parenti più lontani o persone al di fuori della famiglia). Ma insomma, è una nonna, ha una mentalità vecchiotta, anche se non in tutto e per tutto.
Però mia nonna ha due coglioni grandi così. Non c'è modo migliore di dirlo, per quanto maschilista sia l'espressione.
Mio nonno, invece, è l'uomo più buono del mondo. La cosa divertente è che è lei a dire di lui che deve sopportarlo, quando suppongo invece sia vero il contrario, ma lui è troppo cavaliere per dire una cosa simile.
Il fatto è che quando li vedo, ora che sono più vecchi di quanto non lo siano nei miei pensieri, penso che a un certo punto li perderò, e mi chiedo cosa faranno uno senza l'altra? Mio nonno sarebbe davvero perso, mentre mia nonna so che sarebbe capace di ridere anche al proprio funerale. Rimane sempre quella che, al rosario per suo figlio nonché mio papà, ha detto ad Ale di sedersi vicino a lei sorridendo a me e dicendo: "Stai tranquilla, te lo tengo d'occhio io". Ecco, forse io le somiglio in questo, perché di solito mi accorgo che in qualunque situazione riesco a sorridere, a sdrammatizzare e perfino a ridere della vita così assurda, a volte, a volte crudele, ma mica gliela lasciamo vinta, noi. O almeno ci proviamo. E sono davvero grata a mia nonna per esserci stata in tanti momenti difficili, perché mio nonno senza di lei probabilmente sarebbe un uomo smarrito.
E ho pensato a tutto questo ed è venuto fuori questo post non solo perché li ho visti il giorno di Pasqua, ma anche perché ogni volta che si avvicina l'estate e si ricomincia a mangiare cetrioli io sento di nuovo il sapore di quando ero piccola e io sono di nuovo là da loro, e mi chiedo se il fatto che l'abbiano chiamata Vittoria non fosse un po' anche un presagio, dopotutto.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il mondo muto di Hector Mann

Insomma, Paul Auster. Il libro delle illusioni . David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata. Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo. E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere de...

Tenacia

Solo io e le papere, ieri pomeriggio, imperterrite sotto la pioggia ai laghetti. Tenace è un aggettivo che mi piacerebbe mi venisse attribuito, non so quanto appaia all'esterno, anche se penso di sembrare meno tenace di quanto sia in realtà, o di quanto sia capace d'essere. Tenace sarà la mia parola di quest'anno, come aspirazione quanto meno, perché se non riesci ad attraversare tutto sempre con leggerezza, che è ciò che mi piacerebbe fare ma forse non è il momento giusto, allora è al tener duro che voglio aspirare. Forse mi prendo una pausa dal blog, che non importa a nessuno, ma devo dirlo a me stessa perché è sempre stato un bel rifugio ma ora non lo sento più così. Mi ci sento legata ma in questo momento il legame ha anche un sapore negativo, che non sto a spiegare, e credo di avere bisogno di liberarmene per un po'. Non un addio, solo un "non lo so". Ciao

Tuffi

Cercando un'informazione di cui avevo bisogno fra i messaggi WhatsApp con mio marito, ho trovato conversazioni risalenti a una delle tante vita di prima, più precisamente quella in cui nostra figlia era molto piccola e io lavoravo solo il pomeriggio. Trascorrevamo le mattinate insieme, inforcavo la bici e la portavo al parco, tornavamo a casa e faceva un riposino mentre preparavo il pranzo, insomma, tutte quelle cose che mi sembrano lontane anni luce, ormai. È stato un momento molto tenero, con svariati piccoli tuffi al cuore al comparire di una foto di lei addormentata sul divano mentre guardava George la scimmia o di quando ancora mangiava il pesce senza lamentarsi. Durante le vacanze, un giorno eravamo in acqua a San Vito lo Capo e Ale le stava facendo fare i tuffi in acqua, a proposito di tuffi, e a un certo punto ha detto: "Godiamocela finché è ancora così, perché durerà ancora poco". Altro tuffo al cuore. Uccisa. Vacanza rovinata. Grazie tante. No, scherzo, però ci ...