Avvertenza: questo post nasce su carta, perciò è frutto di trascrizioni e probabili rimaneggiamenti.
Perché nel preciso istante in cui stasera (per il blog ieri sera) ho spento il pc, mi è venuto in mente qualcosa da scrivere qui, e siccome poi finisce che come al solito non scrivo più niente perché non ho colto l'attimo, e tutti gli stitici sanno bene quanto cogliere l'attimo possa essere essenziale (parafrasando Silvestri) eccomi con matita e quadernetto.
Comunque, quello che volevo dire in questa premessa, che a forza di pensarci e rimuginarci sarà più lunga del post stesso, è che esiste una versione cartacea originale e scritta pure male (nel senso di calligrafia pessima causata da posizione scomoda e foglio troppo piccolo su appoggio poco funzionale); e quindi lo dico per interesse filologico dei posteri (perché dei posteri possano avere questo interesse filologico non lo so, oltretutto è anche molto improbabile). Potrei però pur sempre diventare famosa o che so io, un giorno, e quindi chi lo sa. E ho già lasciato troppi indizi sulla natura cartacea del mio scritto, non voglio togliere quell'aura di mistero che è giusto esso abbia. Ecco.
Bando alle ciance, ringrazio chi di volta in volta passa di qui lasciando un segno del suo apprezzamento per come scrivo. Mi fa piacere, sono sincera (ovvio, a chi non farebbe piacere!). Ho fame di complimenti di questo genere per crogiolarmi un po' nell'autocompiacimento e nella (compiaciuta) rilettura di quello che scappa fuori dai miei tasti (o dalle mie matite). Che poi quel che scrivo non sia granché non fa nulla, ognuno ha le proprie debolezze ^_^
Tutto ciò mi fa ricordare il complimento che più mi ha fatto ingrassare di orgoglio e di autostima, e cioè quello della mia adorata prof di letteratura inglese dell'università, nonché relatrice della mia tesi triennale. Non me ne vogliano però tutti gli altri.
Non si è trattato di un «Oh, complimenti cara signorina G., lei scrive davvero in modo straordinario» né niente di simile, era piuttosto qualcosa come «... poi lei scrive molto bene...» dove i puntini di sospensione sostituiscono tutta la serie di correzioni, modifiche e suggerimenti che la prof mi stava proponendo e propinando. Ma sul momento devo essermi proprio illuminata quando ho sentito quella magica frase. Io devo aver sentito più o meno solo quelle parole lì di tutto il discorso, seppur inserite sorrettiziamente (scusate, ieri ho imparato una parola nuova e ci tenevo tanto tanto a usarla), e mi sono entrate dritte dritte al cuore.
Poi il fatto che non sarò mai una romanziera o che so io, va be', posso sopportarlo. Riuscire a usare la scrittura per uno qualunque degli scopi che mi pongo nella vita (fosse anche solo scrivendo qui o altrove per il semplice piacere di farlo) va bene. Insomma, è un pezzetto di gioia, e di gioia, anche un pezzetto alla volta, ce n'è sempre bisogno. Se qualcuno poi ti apprezza un pochino, allora gioia alla seconda e un gradino in più di soddisfazione di sé. Che ogni tanto ci vuole, no?
Ritornando invece alla premessa, pensate quanto più lunghi sarebbero i miei post se seguissi tutto il flusso di pensieri. Questo che sto scrivendo non c'è nella versione cartacea, proprio perché seguo il flusso di pensieri (lo dico per correttezza nei confronti di quegli ipotetici posteri). Insomma, a ogni frase mi vengono in mente altri mille collegamenti, e i miei pensieri viaggiano alla velocità della luce tanto che mi viene mal di testa. È abbastanza terribile, soprattutto perché ho scoperto il motivo per cui non riesco a dormire la notte, se mi sveglio alle 4 poi il cervello parte ed è finita, e la mattina sono morta. Ma non so come si fa a fermare il tutto. Ho provato scrivendo, l'ho fatto per quello ieri sera a mano, ma se non riesco a scrivere tutto a pc figuriamoci a penna o matita. Neanche con le abbreviazioni, neanche in - com'è che si chiama? - ah sì, neanche stenografando. Succede qualcosa come questa:
Be', noi lo sappiamo che aggrovigliati si scrive con due g.
Perché nel preciso istante in cui stasera (per il blog ieri sera) ho spento il pc, mi è venuto in mente qualcosa da scrivere qui, e siccome poi finisce che come al solito non scrivo più niente perché non ho colto l'attimo, e tutti gli stitici sanno bene quanto cogliere l'attimo possa essere essenziale (parafrasando Silvestri) eccomi con matita e quadernetto.
Comunque, quello che volevo dire in questa premessa, che a forza di pensarci e rimuginarci sarà più lunga del post stesso, è che esiste una versione cartacea originale e scritta pure male (nel senso di calligrafia pessima causata da posizione scomoda e foglio troppo piccolo su appoggio poco funzionale); e quindi lo dico per interesse filologico dei posteri (perché dei posteri possano avere questo interesse filologico non lo so, oltretutto è anche molto improbabile). Potrei però pur sempre diventare famosa o che so io, un giorno, e quindi chi lo sa. E ho già lasciato troppi indizi sulla natura cartacea del mio scritto, non voglio togliere quell'aura di mistero che è giusto esso abbia. Ecco.
Bando alle ciance, ringrazio chi di volta in volta passa di qui lasciando un segno del suo apprezzamento per come scrivo. Mi fa piacere, sono sincera (ovvio, a chi non farebbe piacere!). Ho fame di complimenti di questo genere per crogiolarmi un po' nell'autocompiacimento e nella (compiaciuta) rilettura di quello che scappa fuori dai miei tasti (o dalle mie matite). Che poi quel che scrivo non sia granché non fa nulla, ognuno ha le proprie debolezze ^_^
Tutto ciò mi fa ricordare il complimento che più mi ha fatto ingrassare di orgoglio e di autostima, e cioè quello della mia adorata prof di letteratura inglese dell'università, nonché relatrice della mia tesi triennale. Non me ne vogliano però tutti gli altri.
Non si è trattato di un «Oh, complimenti cara signorina G., lei scrive davvero in modo straordinario» né niente di simile, era piuttosto qualcosa come «... poi lei scrive molto bene...» dove i puntini di sospensione sostituiscono tutta la serie di correzioni, modifiche e suggerimenti che la prof mi stava proponendo e propinando. Ma sul momento devo essermi proprio illuminata quando ho sentito quella magica frase. Io devo aver sentito più o meno solo quelle parole lì di tutto il discorso, seppur inserite sorrettiziamente (scusate, ieri ho imparato una parola nuova e ci tenevo tanto tanto a usarla), e mi sono entrate dritte dritte al cuore.
Poi il fatto che non sarò mai una romanziera o che so io, va be', posso sopportarlo. Riuscire a usare la scrittura per uno qualunque degli scopi che mi pongo nella vita (fosse anche solo scrivendo qui o altrove per il semplice piacere di farlo) va bene. Insomma, è un pezzetto di gioia, e di gioia, anche un pezzetto alla volta, ce n'è sempre bisogno. Se qualcuno poi ti apprezza un pochino, allora gioia alla seconda e un gradino in più di soddisfazione di sé. Che ogni tanto ci vuole, no?
Ritornando invece alla premessa, pensate quanto più lunghi sarebbero i miei post se seguissi tutto il flusso di pensieri. Questo che sto scrivendo non c'è nella versione cartacea, proprio perché seguo il flusso di pensieri (lo dico per correttezza nei confronti di quegli ipotetici posteri). Insomma, a ogni frase mi vengono in mente altri mille collegamenti, e i miei pensieri viaggiano alla velocità della luce tanto che mi viene mal di testa. È abbastanza terribile, soprattutto perché ho scoperto il motivo per cui non riesco a dormire la notte, se mi sveglio alle 4 poi il cervello parte ed è finita, e la mattina sono morta. Ma non so come si fa a fermare il tutto. Ho provato scrivendo, l'ho fatto per quello ieri sera a mano, ma se non riesco a scrivere tutto a pc figuriamoci a penna o matita. Neanche con le abbreviazioni, neanche in - com'è che si chiama? - ah sì, neanche stenografando. Succede qualcosa come questa:
Be', noi lo sappiamo che aggrovigliati si scrive con due g.
Commenti
però scrivi bene :-)))