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Visualizzazione dei post da 2020

Liste, libri, cose varie

 Cose che ho imparato a fare (forse): prendere con filosofia il fatto di dover raccogliere i soldi per i regali di Natale a maestre e bambini; (inspira, espira, inspira, espira: ce la farai anche quest'anno); lasciare che le cose vadano come devono andare, dato che non è che dipenda la vita di qualcuno se una cosa la faccio bene invece che benissimo; chiudere completamente il cervello ai pensieri, almeno durante il fine settimana, soprattutto se sono pensieri di lavoro; Cose che non ho imparato a fare: dimenticarmi dell'esistenza dei social network nel fine settimana; mettermi a guardare un film (badate bene, film, non serie tv) nella breve finestra temporale che va dall'addormentamento di mia figlia al crollo per sonno sul divano; telefonare alla gente. Okay, prendiamo l'ultimo punto perché potrebbe essere interessante. Ho scoperto da qualche tempo che non sono l'unica ad avere grossi problemi con le telefonate. Una volta mi capitava di non rispondere proprio, anch

Di Babbo e di slitte

È venerdì. Venerdì di una settimana corta ma pur sempre venerdì, atteso come tutti gli altri. Sono stata incredibilmente graziata da qualche ora di pausa dal lavoro, e così posso dedicarmi – spero – a comprare qualche regalo. Stamattina mia figlia ancora mezza addormentata mi ha detto: Lo sai che ho sognato di guidare la slitta di Babbo Natale? Me la sono immaginata con il suo giubbotto rosso e il berretto rosso che tanto le donano mentre ride felice e vola insieme a Babbo. L'ho portata a scuola, sono rientrata, ho fatto due cose al volo qui in casa e ho guardato fuori dalla finestra della cucina e ho pensato che oggi avrei avuto il tempo di venire qui a scrivere qualcosa. Ma che cosa? Pensa che ti ripensa, mentre ho ancora negli occhi la bellissima immagine del Monte Cavallo pieno di neve, che dalla finestra della mia cucina sembra tanta e soffice, e la vaga idea di mia figlia su una slitta, mi ricordo all'improvviso che... è ora di raccontare la storiella di Natale più irriv

Libri-game

Sulle nostre montagne è arrivata tantissimissima neve ieri (qui da me ovviamente solo tantissimissima pioggia) e continua a piovere e nevicare, e sembra uno di quegli inverni di tanti anni fa, quando veniva freddo davvero, quando l'estate era metà piovosa e metà calda ma senza strafare, insomma, se non fosse per il Covid sembrerebbe un anno d'altri tempi, come quelli di quando ero piccola. Non sono tanto tipa da presagi, ma vorrei fosse un presagio di bene.  Come stai?, ci si chiede di solito quando ci si incontra, e quest'anno mi sembra una domanda difficile da rispondere più che mai. Da un lato mi sembra tutto normale, finché non esco di casa, finché non mi rendo conto di quanto più tempo passi a casa mio marito, del poco che vediamo i nostri genitori, della mascherina prima di uscire di casa (e di dovermi ricordare di passare il panno antiappannamento sugli occhiali), di non pensare a programmare weekend fuori questo Natale, o forse sì ma forse meglio star tranquilli coi

Di linguistica e matematica

Oggi è venerdì, che è sempre un bene anche se non posso uscire dal mio comune. Ed è una giornata di inserimento correzioni, il che non è male, soprattutto perché non si tratta di una di quelle giornate in cui diventa tutto urgente e devi finire e consegnare al più presto. Quindi penso possa essere una buona giornata. Sto leggendo Fiore di roccia , di Ilaria Tuti, un libro interessante. Racconta una storia che non conoscevo, è ambientato nel mio Friuli, anche se nella distante Carnia, durante la prima guerra mondiale. Anche se lo trovo molto asciutto e leggermente freddo, non posso negare che sia proprio com'è questa regione, come sono i suoi abitanti, quindi secondo me rende bene un certo tipo di atmosfera. E qui dentro ci ho trovato la storia, ma anche la geografia del mio territorio, e la lingua, nelle sue varianti anche a me meno conosciute, cosa che da linguista mancata non può che affascinarmi. Da linguista mancata ho con me anche un altro libro che si preannuncia interessante

Pennarelli

Mi accorgo che faccio fatica a capire come mi sento quando accadono cose che mi spiazzano. So di volerlo esprimere in qualche modo ma poi mi rendo conto di non riuscire a farlo. In genere vengo qui e provo a metterlo nero su bianco per dargli forma, a volte in post che nemmeno pubblico, per vedere se mettendo una parola dopo l'altra riesco a trovare un modo per disegnare quelle cose. A volte funziona, a volte non funziona. Una volta una persona poco importante mi ha detto che quando scrivo si vedono i colori. Mi piaceva tantissimo questa cosa, ma forse ci stava solo provando con me. Pazienza, ma è vero che a volte dei colori non li vedo finché non metto in ordine i pensieri. Ho letto di recente da qualche parte che uno degli esercizi che ti fanno fare quando sei depresso, o a rischio depressione, è quello di elencare ogni sera tre cose positive della giornata. Elencarle e metterle nero su bianco, in modo da poterle vedere bene e riconoscerle davvero. Mi sembra un buon esercizio, un

Follemente

Leggere Lolita a Teheran è un libro bellissimo. Adocchio il titolo da molto tempo ma ancora non l'avevo letto. Nessuna motivazione particolare, se non che il tempo in solitudine da qualche anno si è ridotto drasticamente. Poi è successo qualcosa: in genere non leggo molto le trame o le recensioni a un libro perché non voglio rovinarmi la bellezza di assaporar e una cosa senza sapere ancora che cos'è. Però è vero che spesso mi sono convinta a leggere libri che poi mi sono piaciuti molto proprio grazie a qualcuno che ne parlava. Così quando ho scoperto che si parlava sì di Iran e di Teheran ma si parlava anche di letteratura americana mi sono decisa. La narrazione è così coinvolgente mentre parla di Lolita e del Grande Gatsby e delle bombe su Teheran, la rivoluzione, il riapparire del chador e tutti i nuovi limiti imposti alle donne che davvero non so come abbia potuto non leggerlo prima. Ci sono condensate (perché in un libro non può che essere così) tante cose che fanno vibr

Anche per ridere

 Difficile dire come va. Be', intanto va, che è già qualcosa. Continuo a lavorare, che è comunque rassicurante dal punto di vista economico. Mio marito un po' meno, ma comunque. La scuola a distanza per Samu non è un granché. Questa cosa è capitata in un momento delicato di passaggio, l'anno scorso è stato un inizio difficile e quando finalmente ingranava si è ritrovato disorientato dalla pandemia. Il nuovo inizio di quest'anno è stato di nuovo difficile, complici i mesi senz'altro persi e non c'è stato nemmeno il tempo di ingranare che è di nuovo a fare lezione a distanza. Sembra nulla, ma per alcuni non è così. Ci vuole anche la maturità giusta di metterci del proprio, di interessarsi e soprattutto di studiare e impegnarsi ma la distanza secondo me fallisce quando c'è la necessità di un aiuto per recuperare, e di certo non aiuta quando c'è bisogno di un impulso in più per tenere l'attenzione. Ma è un ragazzo intelligente, ho fiducia che troverà la

Un saluto

Ecco qui, nell'anno più assurdo di sempre anche il nonno non c'è più. Ogni volta che un nonno se ne va (ed è la seconda volta che mi capita) ho sempre lo stesso pensiero: anche se te l'aspetti, anche se sai che probabilmente saranno i primi a lasciarci, non mi capacito di come sia possibile. Perché è come se loro ci fossero da sempre, e il vuoto che si crea è davvero ingombrante. Erano già adulti quando i nostri genitori erano piccoli, erano adulti e ancora in gran forma quando noi eravamo piccoli, e da quando siamo adulti abbiamo iniziato a notarne il lento invecchiamento, ma c'erano. C'erano sempre. Come un albero che dopo anni ha messo radici profonde, se viene eradicato lascia un buco enorme. E ora, di colpo, succede che il nonno non c'è più. Ieri pomeriggio c'è stato il funerale, che di questi tempi è un evento strano: dà fastidio stare in mezzo alla gente, non tutti rispettano le distanze ma capisco anche il gesto spontaneo di venire ad abbracciare o s

Cose che piacciono a tutti e che io non sopporto

Naturalmente il "piacciono a tutti" è un'iperbole, perché sicuramente poi a molti non piacciono, ma è ovvio che qui si parla della percezione generale. Ecco qualcosa che mi è venuto in mente di recente: 1) Vita con Lloyd : ne avrete sicuramente sentito parlare, soprattutto se bazzicate su FB, perché le sue "perle di saggezza" vengono condivise di tanto in tanto un po' da tutti. In poche parole, si tratta di brevi dialoghi fra Sir e Lloyd, in cui uno esprime un disagio o qualcosa del genere e l'altro dà una risposta, spesso ironica o caustica, che dovrebbe far riflettere. Ecco, per me sono di una banalità disarmante, e non le trovo neppure vagamente divertenti. Non sto dicendo che sia colpa sua, eh, è sicuramente colpa mia. 2) Dirty Dancing è uno di quei film che la maggior parte della gente (credo soprattutto il pubblico femminile, ma non sono sicura) ha visto e rivisto mille volte e continua a vederlo ogni volta che lo passano in tv. Io credo di averlo

Autunni

Ottobre, un mese che comincia a essere più buio e per me è in qualche modo luce. Ottobre, novembre e dicembre mi fanno da rifugio, come se mi infilassi sotto una coperta calda e confortevole e chiusa, chiusa fino a dicembre.  Quindi a ottobre decido che farò il possibile per assaporare ogni singolo istante di questi tre mesi. Il freddo che si insinua, le foglie che cadono, le giornate che si accorciano, il cielo che ingrigisce, la neve che inizia già (quest'anno prestissimo) a ricoprire le cime che vedo dalla finestra della cucina. Tiro fuori piumoni, giacche, maglioni, sorridendo per tanta morbidezza. E anche se a volte mi lamenterò perché non riesco a scaldarmi in questa casa vecchia e fredda, in realtà sarà una lamentela da poco, superficiale. La verità è che i tre mesi più consolatori dell'anno me li prendo come sono, vantaggi e svantaggi compresi. Piove, l'umidità fa stare i capelli a cazzo di cane (adesso che li sto facendo ricrescere ancora di più), ho sempre sonno e

Compleanno

Tanto mondo a un tratto da tutto il mondo: morene, murene e marosi e mimose, e il fuoco e il fuco e il falco e il frutto – come e dove potrò mettere il tutto? Queste foglie e scaglie, questi merli e tarli, lamponi e scorpioni – dove sistemarli? Lapilli, mirtilli, berilli e zampilli – grazie, ma ce n’è fin sopra i capelli. Dove andranno questo tripudio e trifoglio, tremore e cespuglio e turgore e scompiglio? Dove porti un ghiro e nascondi l’oro, che fare sul serio dell’uro e del toro? Già il biossido è cosa ben preziosa e cara, aggiungi la piovra, e in più la zanzara! Immagino il prezzo, benché esagerato – grazie, io davvero non l’ho meritato. Non è troppo per me il sole, l’aurora? Che cosa può farne l’umana creatura? Sono qui un istante, un solo minuto: non saprò del dopo, non l’avrò vissuto. Come distinguere il tutto dal vuoto? Dirò addio alle viole nel viaggio affrettato. Pur la più piccola – è una spesa folle: fatica di stelo, e il petalo, e il pistillo, una volta, da mai, a cas

Finalmente settembre

Di solito settembre è il mio mese: non perché si ricomincia, si fanno i buoni propositi, si cambiano le cose. O forse anche. È il mio mese perché non amo il caldo e settembre lo addolcisce, facendomi apprezzare le giornate molto soleggiate perché comunque danno tregua presto, o perché all'ombra si sta bene. È il mio mese perché compio gli anni, evento che, non so perché, amo sempre tanto. È il mio mese perché mi dona qualche giornata grigia (giornate che io amo tantissimo) senza però renderle un'abitudine troppo deprimente. È il mio mese perché i primi freddi dentro casa ci fanno tirare fuori coperte sotto le quali dormo molto meglio che quando fa caldo. Quest'anno però il mio mese faticava a partire col piede giusto. In ballo c'erano diversi fattori: innanzi tutto un fastidio di salute che mi sono portata dietro da fine luglio (per questo sì che devo ringraziare proprio il caldo, credo), un'infiammazione che faticava a passare e che ha senz'altro reso anche le

Ho letto: La parete, di Marlen Haushofer

  Ogni tanto capita di vedere delle foto o dei video degli anni Novanta scorrendo l'internet, e mi sale proprio la nostalgia (e niente, anche l'anzianità), e mi rendo conto davvero del tempo che passa. Mi paragono a mia madre quando aveva una figlia dell'età di mia figlia, e penso a mia madre adesso e a ciò che diventerò (si spera) alla sua età. Così, non so, una volta queste cose neanche mi passavano per la testa. Perciò cerco di tenere a freno questi pensieri per vivermi il presente, presente che un giorno guarderò con altrettanta nostalgia (pandemia a parte). E a proposito di tenere a bada i pensieri, ho finito di leggere La parete di Marlen Hausofer e mi è piaciuto tremendamente. E tremendamente è l'avverbio giusto, perché la storia ha del tremendo. Attenzione, questo romanzo è del 1963, quindi qualsiasi affinità con cose scritte dopo (per esempio Under the Dome ) non c'entra. O meglio, se c'entra, è King ad aver preso spunto (non so se l'ha fatto, può

Odore di settembre

Di nuovo qui, di nuovo a casa, di nuovo davanti al PC a lavorare. Con un po' di calma a dire il vero, perché per fortuna questa settimana non ci sono cose superurgenti, seppur sia meglio portarsi avanti, dato che si prevede un settembre di fuoco. Sotto un sacco di aspetti, fra l'altro. Le vacanze sono andate bene, tenendo conto che è stata già una fortuna averle fatte (è già una fortuna in generale, quest'anno ancora di più). Devo dire che di tutte le vacanze è di Matera che ci siamo innamorati (era la nostra "sosta" dopo 9 ore di macchina) quindi sì, lo dico tranquillamente, non mi sono innamorata del Salento. È normale, in agosto c'è troppa gente, nonostante il Covid e nonostante l'assenza di gran parte dei turisti stranieri, e quindi non è che ci siamo goduti il mare nelle modalità che piacciono a noi. E forse è anche vero che non è esattamente il tipo di "paesaggio" che prediligiamo. Ma avevamo bisogno di relax per noi, e l'abbiamo avuto,

Lasciar andare

Oh, raga, non vedo l'ora di essere in ferie. Mi andava bene perfino stare a casa, a me che la pandemia non m'ha risparmiato per niente il lavoro. Sono contenta che ce ne andiamo eh, poi stare qui mi sarebbe stato stretto, ma spero di riuscire a rilassarmi e francamente quest'anno non me ne frega un cazzo di quante cose riesco a vedere o fare nel posto in cui andrò, anzi, mi dispiace che non abbiamo prenotato uno di quei favolosi hotel in cui sei servito e riverito, perché diciamocelo, dopo aver fatturato per undici mesi consecutivi senza sosta alcuna, otto ore al giorno e anche di più, io me le sarei pure meritate le coccole alberghiere. Anyway, mi basta riuscire a staccare da tutto e dormire decentemente e non essere troppo stanca, ben venga l'ozio e vaffanculo pure alla cultura, sarei andata in mezzo a un bosco, in montagna, a fare passeggiate e rilassarmi e basta, ma forse non è la vacanza giusta per una bambina di quattro anni (anche se ama la montagna) e alla fine

Elogio della calma

Cascata Sflunc Sapete cosa ricordo più di tutto di quando è nata mia figlia? Che lei era nella culla accanto al mio letto e io le tenevo una mano sopra. Stavo scomodissima, perché mi avevano dato un letto schifoso, troppo piccolo per me che sono alta, e la culla probabilmente era più alta e quindi la posizione del mio braccio era totalmente innaturale, ma stavo distesa, cercando di riposare, e le tenevo una mano sopra. Non sapevo bene cosa dovevo fare, se dovevo tenerla in braccio ma in quel momento dovevamo riposare entrambe e io non volevo staccarmi da lei. In quella posizione, con la mano appoggiata sopra la sua schiena o sopra il suo petto si è addormentata fino a qualche settimana fa. Ora invece non ci vuole più nella sua stanza, dopo la storia della nanna spegniamo la luce e si addormenta da sola. Un traguardo gigante, per lei che voleva sempre qualcuno accanto, una piccola crepa nel mio cuore che sa quanto in fretta lei stia crescendo. A fronte del rapporto strettissimo che ha s

Processi

Un po' silenzioso questo blog, ultimamente, non trovate? ☺ A dire il vero ho avuto poco tempo per fermarmi a raccogliere i pensieri, il lavoro e il tran tran quotidiano di trasferimento della piccola dai nonni mi ha lasciato poco spazio, ma forse non avevo nemmeno grandi ispirazioni. Questo giugno settembrino, c ome chi mi conosce immaginerà bene, mi piace perché mi lascia respirare, senza proiettarmi di colpo nel tipico caldo-umido della mia regione. E scusatemi, ma io me lo godo finché c'è, senza lamentarmi. Comunque sia, stavo ripensando al fatto che l'anno scorso proprio in questo periodo iniziava per me un mese piuttosto intenso, che mi ha portato perfino a degli attacchi di panico. E temo che il caldo giocasse anche un certo ruolo in questo senso. Perciò ai primi caldi sono in allerta, le orecchie tese ad ascoltare ogni minima avvisaglia di quei sintomi che l'anno scorso ho imparato a riconoscere. Anche se, così facendo, temo di rischiare di farmeli venire da sola

Basket e filosofia di vita

Fra le varie cose che stiamo guardando su Netflix al momento c'è la docuserie The Last Dance , quella su Michael Jordan e il suo ultimo anno nei Bulls. Del triangolo Jordan-Pippen-Rodman, Jordan è il talento innato, la star (nel bene e nel male), Rodman il folle tutto genio e sregolatezza, Pippen il gigante buono. Credo che Scottie Pippen abbia sciolto i cuori di tutte noi, anche se devo dire che ho sbaccanato moltissimo durante le puntate dedicate a Rodman. Ma chi lo sceglierebbe un Rodman? Non certo io. E neanche un Jordan. No, io alla fine potrei scegliere solo un Pippen. Credo che sia una di quelle cose che dicono abbastanza di una persona, quindi se non capite di cosa sto parlando guardatevi la serie, anche se il basket non vi ha interessato mai, è fatta così bene che credo possa prendere un po' chiunque. Mentre lavoro, guardo serie, finisco libri brevi, comincio libri nuovi, penso alle vacanze (se ci saranno?), al fatto che vorrei cominciare ad andare in bicicletta anche

Tutto uguale?

Stamattina avevo qualche ora buca, e a parte qualche faccenda domestica mi sono messa a cancellare le email più vecchie per liberare un po' di spazio, fare un po' di ordine. Non sono capace di cancellare l'ultima email che mi inviò mio papà. È di qualche giorno dopo la mia laurea, qualche mese prima che iniziasse a stare male. È l'unica comunicazione tangibile, è una frase scritta che è come se lo rendesse vivo all'improvviso. E anche se le foto non posso più scaricarle (ma credo di averle comunque in giro da qualche parte) le parole, un semplice messaggio che mi comunica che in allegato ci sono le foto del giorno della discussione della tesi... non lo so, è una sensazione strana. Di nessun defunto a me conosciuto ho cose del genere, email con parole che sembrano renderle di nuovo vive. Esiste un libro che parla di questa cosa, credo risponda a una domanda che a volte mi sono chiesta pure io: che fine fa tutto il materiale digitale di una persona quando quella perso

Sgombrare nuvole

Ieri ho avuto una giornata un po' storta, per nessun motivo particolare o fattore scatenante che riuscissi a riconoscere bene. La passeggiata con il cane mi ha aiutata a schiarirmi le idee e forse avevo solo bisogno di staccare. Ho pensato a diverse cose che non mi andavano bene: be', mi sono resa conto che parte del malessere è anche dovuto alla situazione che stiamo vivendo, alla mancanza di libertà di spostarsi come, quando, dove si vuole, come se ogni movimento, ogni passo che compiamo fosse diventato improvvisamente pesantissimo: ho preso la mascherina? Ho preso l'autodichiarazione? Sono davvero giustificata a uscire? Se incontro una persona che conosco, riesco a mantenere la distanza giusta? E se sono con mia figlia e incrocio altri bambini e lei vuole giocare, cosa faccio? E se mi scontro con una persona che ha un cane, quanto li faccio socializzare i bestioli, stando a distanza? Insomma, il contrario della famosa leggerezza di Calvino, di quella leggerezza che ci se

L'incertezza

Fra i ricordi più belli che ho della mia infanzia ci sono le cene o i pranzi dai miei nonni. Soprattutto quando era estate, e l'odore dei cetrioli e dei pomodori raccolti dall'orto di mia nonna permeava l'aria, facendomi sentire a casa.  Soprattutto quando ci andavamo dopo una giornata calda, passata al mare oppure a casa, dopo le docce, profumati e più freschi, mentre il sole tramontava, la brezza che tipicamente soffia fuori dalle case di campagna a una certa ora ci rigenerava. A volte c'era anche mio papà con noi, a volte no, anche se i nonni in questione erano i suoi genitori, perché lui lavorava all'estero e non rincasava per mesi. Il silenzio delle scale che dovevi salire per andare in bagno, il rimbombo della camera enorme e vuota dove una volta dormivano i miei bisnonni (e dove, non so perché, mio nonno teneva la diavolina per accendere la stufa in cucina); l'odore della cameretta che era di mio papà e che era diventata la mia quando mi fermavo a do

Allo sbaraglio

Gli ultimi due mesi sono stati piuttosto deliranti. Mentre il resto del mondo si fermava (be', non proprio, ma ci siamo capiti), io mi sono ritrovata con molto più lavoro del solito. In parte perché sono state anticipate delle uscite in ebook, dato che era il modo più semplice per acquistare libri stando a casa, in parte perché poco prima dell'emergenza avevo accettato un lavoro "straordinario" che si è rivelato piuttosto lungo. È stato faticoso, faticoso avere tanto lavoro, faticoso farlo con la bambina a casa che, anche se stava con papà, voleva più tempo con me, faticoso recuperare qualche altra ora la sera tardi o la mattina presto. Adesso che ho finito il lavoro straordinario i ritmi probabilmente si assesteranno, e ve lo dico, ne avevo bisogno. Ho avuto dei momenti di grande sconforto perché mi pareva di non farcela proprio più... e non potevo rimandare ancora certe scadenze.  In più avevo voglia di approfittare anch'io del tempo che tutti lamentavano