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Visualizzazione dei post da dicembre, 2018

Inconvenienti

Gli inconvenienti della vita è un bel libro di Peter Cameron, autore americano di cui non avevo mai letto nulla finora. L'ho comprato ieri e finito oggi, sono due racconti snelli che filano lisci. I dialoghi sono ottimi e non è una cosa da poco, scrivere dialoghi realistici non è facile e Cameron è molto bravo. Al centro dei due racconti ci sono due coppie, molto diverse fra loro, ma entrambe costrette a confrontarsi con gli "inconvenienti" del titolo: sono quei momenti della vita che fanno da spartiacque, quelli che ti costringono a riconoscere la differenza fra il prima e il dopo, e soprattutto a riconoscere che il dopo non potrà mai più essere come il prima. Tutto, alla fine, resta un po' sospeso, secondo me, come a dire che si può anche ricostruire, ma il cambiamento deve essere davvero profondo per farlo. E la presa di coscienza deve investire entrambe le parti della coppia. È abbastanza cupo, Cameron, non tragico ma il clima che crea è parecchio inquieto. 

Quello è tutto. Tutto quanto.

«La storia era, ed è, una strada a senso unico. Bisogna continuare a camminare in avanti. Ma non si è obbligati a guardare sempre avanti. A volte ci si può semplicemente guardare intorno, ed essere felici proprio lì, dove si è». Ci sono stati dei momenti, di recente, in cui mi sono sentita, come posso dire?, come se potessi essere sul punto di disintegrarmi in moltissimi pezzi differenti, ognuno con una diversa direzione. Non ha molto senso, vero? Eppure era così, come se fossi tenuta insieme da un filo tirato che se si fosse allentato troppo mi avrebbe distrutta. Ecco, una cosa del genere. Non so bene perché sia successo. Adesso mi sembra di essere di nuovo intera, invece, di essere più presente a me stessa da un lato, e più presente per gli altri. A volte ero sul punto di piangere e non sapevo bene per cosa, o lo sapevo ma non riuscivo a dargli voce e a dargli forma, a volte mi sono quasi piegata in due per il vuoto improvviso. È capitato subito prima di ritrovare l'equilib

Libri (ancora) e amenità varie (più o meno)

Mentre la lista dei libri che "vorrei comprare/leggere che ho già ma ancora non li ho letti, che li voglio ma non li prendo ma forse sì bu chissà" diventa essa stessa un libro, ho pensato che il modo migliore per riuscire a procedere è leggere più libri alla volta. Il che in genere significa in realtà che uno lo leggo d'un fiato e gli altri avanzano di poche pagine al giorno o settimana, ma ci sono comunque a riempire un buco fino al prossimo libro da leggere d'un fiato. Al momento quindi penso che il numero perfetto sia sempre e comunque il 3. E cioè, tre libri, di cui 1) un romanzo scorrevole non troppo lungo, e se lungo comunque di quelli che avanzano agevoli, perfetto sempre, ma soprattutto la sera sul divano quando sei troppo stanco per leggere qualcosa che inciampi. 2) un saggio da leggere mentre pranzo o durante il giorno in momenti di brevi pause, o magari in sala d'attesa da qualche parte o simili (il Kindle qui è perfetto) 3) un romanzo o sa

Caro Babbo...

Caro Babbo Natale, sono secoli che non ti scrivo lettere perché ho già qualcuno che esaudisce i miei desideri e gli altri me li tengo per me sperando che si avverino. Per il resto, cerco di arrangiarmi da sola, come sempre. Negli ultimi anni ti ho pure sempre sbeffeggiato con questa storiella che ti ritrae in modo un po' buffo ma su, simpatico. Io la ripubblico, non me ne volere, è tanto bellina e fa ridere tutti, poi che vuoi, sono poche le persone che vengono a leggerla quindi non è che ti sto proprio sputtanando. Tu continua a fare il tuo lavoro tranquillo, dato che resti sempre una di quelle magie belle a cui i bambini sono contenti di credere. Quando passi, apri il frigo, una birra bella fredda la trovi di sicuro, e pure dell'ottimo salame di Del Ben o, se sei fortunato, un po' di pitina della Val Tramontina. Mandi :) «Per Babbo Natale non era il giorno giusto. L’idea di farsi tre o quattro volte il giro del pianeta, gridando “ho ho” a Dasher, Dancer, Prancer, V

Dieci dicembre

È anche il titolo di un libro, una raccolta di racconti di George Saunders di cui però non posso dirvi nulla perché non l'ho letto e non ne so nulla, al momento. Ma prima o poi sarà sullo scaffale. Ho intitolato così il post perché guardando in basso la data sul computer mi sono accorta che sì, ormai è il dieci di dicembre e non ho detto nulla su questo mese. (Non che debba dire qualcosa su ogni mese dell'anno, ma forse dicembre non è un mese come un altro). Direi che dicembre è iniziato anche abbastanza bene, con un po' di respiro al lavoro, un pranzo con amici qui a casa nostra, una festa di compleanno per il giovane tredicenne (ha invitato qui gli amici a giocare a Fortnite, abbiamo ordinato pizza per tutti, e dalle risate che provenivano dalla camera posso dire che si sono divertiti un sacco). Il 2018 sta finendo, e come ormai l'esperienza mi ha insegnato, gli anni che finiscono con l'8 hanno sempre qualcosa di strano. Il 1998 è stato l'anno del

Gli attimi fuggiti

«Ma come si fa ad abitare l'attimo in cui ti trovi? Come si fa a impedire ai fantasmi di tutti gli altri attimi fuggiti di interferire? In poche parole, come si fa a vivere?». Matt Haig, Come fermare il tempo Nella mia continua ricerca di libri che valga davvero la pena di leggere, mi sono appena imbattuta in un romanzo uscito quest'anno per E/O: si intitola Come fermare il tempo , di Matt Haig. La storia: Tom (ma questo è solo uno dei tanti nomi del protagonista) è un uomo con una caratteristica molto particolare: soffre di anageria, e cioè invecchia molto più lentamente di tutti noi. Infatti è nato verso la fine del '500 e ha attraversato i secoli fino ai giorni nostri, e ora dimostra all'incirca quarant'anni. Ma il peso del tempo, del passato e dei ricordi, anche se non si vede esternamente, internamente c'è tutto. Non è l'unico a essere così: a un certo punto della sua lunghissima vita, ha scoperto che esiste una società, Società degli Albat

Il mondo muto di Hector Mann

Insomma, Paul Auster. Il libro delle illusioni . David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata. Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo. E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere de

It feels like fingernails across the moon

Quello che mi fa questa canzone.

Come un sabato

Sto cercando le parole per dire una cosa ma non riesco a trovarle.  Oddio, così sembra una canzone di Ligabue. Mi sembra ci sia sempre un filo di nebbia. Resta che c'è in effetti un sottofondo di tristezza che non sempre riesco a spegnere. Cosa fate quando vi succede? Come si fa quando succede? "Passerà come passa un sabato".