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Visualizzazione dei post da maggio, 2020

Tutto uguale?

Stamattina avevo qualche ora buca, e a parte qualche faccenda domestica mi sono messa a cancellare le email più vecchie per liberare un po' di spazio, fare un po' di ordine. Non sono capace di cancellare l'ultima email che mi inviò mio papà. È di qualche giorno dopo la mia laurea, qualche mese prima che iniziasse a stare male. È l'unica comunicazione tangibile, è una frase scritta che è come se lo rendesse vivo all'improvviso. E anche se le foto non posso più scaricarle (ma credo di averle comunque in giro da qualche parte) le parole, un semplice messaggio che mi comunica che in allegato ci sono le foto del giorno della discussione della tesi... non lo so, è una sensazione strana. Di nessun defunto a me conosciuto ho cose del genere, email con parole che sembrano renderle di nuovo vive. Esiste un libro che parla di questa cosa, credo risponda a una domanda che a volte mi sono chiesta pure io: che fine fa tutto il materiale digitale di una persona quando quella perso

Sgombrare nuvole

Ieri ho avuto una giornata un po' storta, per nessun motivo particolare o fattore scatenante che riuscissi a riconoscere bene. La passeggiata con il cane mi ha aiutata a schiarirmi le idee e forse avevo solo bisogno di staccare. Ho pensato a diverse cose che non mi andavano bene: be', mi sono resa conto che parte del malessere è anche dovuto alla situazione che stiamo vivendo, alla mancanza di libertà di spostarsi come, quando, dove si vuole, come se ogni movimento, ogni passo che compiamo fosse diventato improvvisamente pesantissimo: ho preso la mascherina? Ho preso l'autodichiarazione? Sono davvero giustificata a uscire? Se incontro una persona che conosco, riesco a mantenere la distanza giusta? E se sono con mia figlia e incrocio altri bambini e lei vuole giocare, cosa faccio? E se mi scontro con una persona che ha un cane, quanto li faccio socializzare i bestioli, stando a distanza? Insomma, il contrario della famosa leggerezza di Calvino, di quella leggerezza che ci se

L'incertezza

Fra i ricordi più belli che ho della mia infanzia ci sono le cene o i pranzi dai miei nonni. Soprattutto quando era estate, e l'odore dei cetrioli e dei pomodori raccolti dall'orto di mia nonna permeava l'aria, facendomi sentire a casa.  Soprattutto quando ci andavamo dopo una giornata calda, passata al mare oppure a casa, dopo le docce, profumati e più freschi, mentre il sole tramontava, la brezza che tipicamente soffia fuori dalle case di campagna a una certa ora ci rigenerava. A volte c'era anche mio papà con noi, a volte no, anche se i nonni in questione erano i suoi genitori, perché lui lavorava all'estero e non rincasava per mesi. Il silenzio delle scale che dovevi salire per andare in bagno, il rimbombo della camera enorme e vuota dove una volta dormivano i miei bisnonni (e dove, non so perché, mio nonno teneva la diavolina per accendere la stufa in cucina); l'odore della cameretta che era di mio papà e che era diventata la mia quando mi fermavo a do