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Visualizzazione dei post da maggio, 2019

Mi porto solo l'asciugamano

Oggi mi è arrivata la prima hoppípolla box che è a tema spazio e Don't Panic! e la risposta è 42. Casualmente, ancor prima di sapere i primi indizi sul suo contenuto, avevo iniziato a leggere Guida galattica per gli autostoppisti .  C'è un asciugamano, fra le altre cose. Quindi sono a posto. Ieri ho comprato un libro su Kindle presa dal solito guizzo.  Era fra i consigli basati sui miei gusti, suppongo, e come sempre quando prendo un libro nuovo ho letto il primo capitolo per capire com'è. Credo sarà uno di quei libri belli, leggiadri, eppure densi. Si intitola La canzone di Achille di Madeline Miller (Sonzogno ed.). È di qualche anno fa, quindi come sempre arrivo tardi sulle cose, ma ho come idea che ne parlerò volentieri. Comunque vedremo. Più piove, più i fossi si riempiono di calle e io non mi fermo mai a raccoglierle, invece vorrei. Ma sono su una strada dove è scomodo fermarsi, in più vicino a una rotonda, c'è sempre il traffico e la bimba

O scrittura o vita

Le giornate ultimamente sono lunghe e impegnative, e a parte il post sul libro dell'altra volta, ho pensato più volte di venire qui a scrivere delle cose. Volevo scrivere di calle nei fossi e papaveri, di ricordi di mia nonna e di un vaso di fiori freschi in mezzo al tavolo della sua cucina, di gambi tagliati e di fresche penombre, di un maggio piovoso che ha portato un po' di influenze e un compleanno ancora da finire di festeggiare. Forse quando ho poco tempo per scrivere tutto sommato significa che sto vivendo di più la vita vera senza stare a raccontarla troppo, forse dovrei cogliere l'occasione per trovare una sintesi, essere meno esplicita, sforzarmi in una scrittura meno didascalica. A volte sento il fiume di parole scorrermi dentro e vorrei dargli un recipiente che lo possa cogliere e circoscrivere senza alterarlo, ma forse alla fine questo proprio non si può fare. Ma di recente mi hanno anche assegnato un lavoro che di solito non faccio mai, e sono content

Donne che si raccontano

Ho da pochi giorni finito di leggere I racconti delle donne , a cura di Annalena Benini (Einaudi). A caldo, dopo quasi ogni racconto, avrei avuto moltissime cose da dire, tanto che per scrivere un post scritto bene avrei bisogno di diverse ore, probabilmente, ore che a disposizione non ho. Quindi cercherò di soffermarmi brevemente solo su alcune cose. Sono stati scelti racconti diversi di autrici diverse, racconti che scandagliano in modi differenti l'interiorirà femminile, ma non soltanto questo. Alla fine, sono racconti che sondano il mondo intero, uomini compresi. Non ci sono eroine affrante né ribelli coraggiose: qui c'è la realtà, con tutte le sue contraddizioni e anche con tutte quelle cose che difficilmente si dicono. Se dovessi scegliere 3 racconti che mi hanno colpita (per non diventare troppo prolissa e perché tre di solito è il numero perfetto) allora di sicuro non potrei rinunciare a: Il valzer di Dorothy Parker, uno perché è Dorothy Parker, un'autri

Menti differenti, ovvero di quando ho letto un saggio sui cefalopodi

Magari lo sapevate o magari no, ma l'ultimo antenato comune a uomo e cefalopodi risale a circa 270 milioni di anni fa. Questo significa che da quel momento in poi le rispettive linee evolutive si sono separate, non hanno avuto più nulla in comune. Un polpo si potrebbe definire quanto di più "alieno" dall'essere umano, eppure... Eppure gli studi dimostrano che i cefalopodi sono dotati di un sistema neuronale molto sviluppato, sono in grado di imparare da soli e risolvere problemi che potrebbero sembrarci complessi (aprire un barattolo, per esempio) e... be', riconoscono le persone, se gliene viene data la possibilità: infatti uno scienziato sa bene di stare sul cazzo a un polpo quando questo colpisce con il suo inchiostro solo lui e mai gli altri! Il saggio Altre menti di Peter Godfrey-Smith è semplice da comprendere e molto appassionante se gli animali e le loro capacità cognitive sono qualcosa che vi affascina. Vi assicuro che è un libro da non perdere. Sa

Quasi 3

Oggi ero dal pediatra per la visita dei tre anni. Mia figlia è alta un metro. Mi sembra tantissimo. Cioè, da qui in avanti sarà sempre un metro e qualcosa. Dio se crescono in fretta. Usa ancora i congiuntivi. Non dice più "suttolo" ma il corretto "subito". Ha cominciato ad apprezzare la pizza. A volte ha un caratteraccio. A volte mi abbraccia e mi dice "Ti voglio tanto bene". (Poi aggiunge: "Anche a papà. Anche a Samu. Sei bella, anche il papà è bello, anche Samu è bello"). Le piaceva di più che le leggessimo i libri d'inverno, adesso vuole giocare fuori più che può. (Ma piove sempre, c'è pure la neve fresca sui monti in questo strano maggio.) Si legge la storia della buonanotte da sola, a volte, a modo suo. Non vuole saperne di togliere il pannolino. Non vuole saperne che me ne vada via finché non si è addormentata. Non ha mai voluto il ciuccio. Non usa il passeggino da un paio di anni.  Gira scalza in casa a