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Visualizzazione dei post da luglio, 2017

A cercar risposte

L'ultimo post che ho letto da Patalice (lo trovate qui ) mi ha fatto riflettere sulle aspirazioni di quando si è piccoli. Mentre lo leggevo la mia testa faceva un percorso veloce partendo dall'asilo agli anni dell'università, alla ricerca della me bambina prima e giovane poi che cercava una risposta alla domanda: Cosa vuoi fare da grande? Come rispondevo io a quella domanda? Finché ero piccola probabilmente sparavo la prima cosa che mi veniva in mente: credo di aver enunciato i lavori più disparati. È probabile che nel giro di pochi giorni la mia risposta potesse passare da maestra a infermiera ad astronauta e perfino elettricista (so che c'è stato un periodo in cui l'ho detto, volevo seguire le orme di papà). Avevo più certezze su quel che non sapevo fare e quel che non volevo diventare: di sicuro non ero capace di disegnare, quindi escludevo abbastanza a priori tutto ciò che poteva ruotare attorno all'arte o anche al disegno tecnico (che mi piaceva, m

Libri e copertine

Sto leggendo un libro che ho comprato quasi 10 anni fa e che alla fine, non so perché o per come, non ho mai letto. Non era un titolo famoso, era semplicemente appena uscito e io ero in pieno periodo rosso: ero attirata dai libri con la copertina rossa. La copertina del libro in questione, però, a parte il rosso al centro ha una foto che per qualche motivo mi è risultata un po' antipatica, una volta a casa. Non c'è una ragione precisa, solo una cosa a impatto: forse il profilo dell'uomo che c'è lì non mi piace nemmeno un po' e mi dava l'idea che dovesse essere uno di quei libri noiosi, troppo densi, scritti da una qualche specie di bohémien dell'ultima ora.  Ho avuto qualche pomeriggio senza lavoro, e così ho pensato di darmi alla lettura, dato che ultimamente, a parte i libri che correggo, fatico a leggere altro (non è proprio vero, ho appena finito di leggere su Kindle Il commesso di Malamud, che mi è piaciuto TANTISSIMO!). Insomma, La fornac

La meraviglia a un passo

La settimana scorsa ero nervosa. Non capivo perché, ma non riuscivo a scrollarmi di dosso questa sensazione. Non ero particolarmente stanca, anzi ho avuto meno lavoro del solito, la piccola ha dormito abbastanza regolarmente, i ritmi durante la giornata non erano male, abbiamo avuto più serate di seguito tutte per noi... eppure avevo lo stomaco che si contraeva e non riuscivo a rilassarmi. Il che mi ha portato pure ad avere mal di schiena in più punti evitandomi la possibilità di riposare e muovermi bene. Non capivo cos'era, ma piano piano si sono definiti i contorni della mia mancanza. Avevo bisogno di andare via, di muovere le gambe verso luoghi inesplorati seppure vicini. Il fine settimana il tempo è stato bello, molto bello, anzi direi perfetto: non faceva più troppo caldo, si stava benissimo, le massime in montagna raggiungevano i 25 gradi ma le giornate erano serene, il cielo terso, azzurro da specchiarcisi, e il sole caldo ma piacevole. Pensavo che forse sarei voluta andar

That's Life

Mi rendo conto che d'improvviso il tempo ha due facce. La prima è quella della mancanza: non riesco a trovare il tempo per farmi una doccia, molto spesso, fatico a trovare il tempo per lavorare bene e con la dovuta calma e quindi mi ritrovo a dover concentrare moltissime energie in poche ore, per cercare di fare e fare bene come prima, se non di più. L'altra è la dilatazione: la scusa di non poter lavorare quando devo stare con mia figlia è un'ottima scusa per mettersi l'animo in pace e fare altro, insieme a lei. E così la mattina passeggiamo insieme con il cane, prendiamo la bicicletta e ce ne andiamo in giro per la città, oppure ci fermiamo in un parco e giochiamo. Giochiamo tantissimo. Stamattina, visto che lei era più stanca del solito, ho optato per allungare la passeggiata con il cane, così da accontentare un po' di più anche lui. Mi sono caricata la piccola sul marsupio, ho preso il cane al guinzaglio e ci siamo dirette al parco dei Laghetti,