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Visualizzazione dei post da 2018

Inconvenienti

Gli inconvenienti della vita è un bel libro di Peter Cameron, autore americano di cui non avevo mai letto nulla finora. L'ho comprato ieri e finito oggi, sono due racconti snelli che filano lisci. I dialoghi sono ottimi e non è una cosa da poco, scrivere dialoghi realistici non è facile e Cameron è molto bravo. Al centro dei due racconti ci sono due coppie, molto diverse fra loro, ma entrambe costrette a confrontarsi con gli "inconvenienti" del titolo: sono quei momenti della vita che fanno da spartiacque, quelli che ti costringono a riconoscere la differenza fra il prima e il dopo, e soprattutto a riconoscere che il dopo non potrà mai più essere come il prima. Tutto, alla fine, resta un po' sospeso, secondo me, come a dire che si può anche ricostruire, ma il cambiamento deve essere davvero profondo per farlo. E la presa di coscienza deve investire entrambe le parti della coppia. È abbastanza cupo, Cameron, non tragico ma il clima che crea è parecchio inquieto. 

Quello è tutto. Tutto quanto.

«La storia era, ed è, una strada a senso unico. Bisogna continuare a camminare in avanti. Ma non si è obbligati a guardare sempre avanti. A volte ci si può semplicemente guardare intorno, ed essere felici proprio lì, dove si è». Ci sono stati dei momenti, di recente, in cui mi sono sentita, come posso dire?, come se potessi essere sul punto di disintegrarmi in moltissimi pezzi differenti, ognuno con una diversa direzione. Non ha molto senso, vero? Eppure era così, come se fossi tenuta insieme da un filo tirato che se si fosse allentato troppo mi avrebbe distrutta. Ecco, una cosa del genere. Non so bene perché sia successo. Adesso mi sembra di essere di nuovo intera, invece, di essere più presente a me stessa da un lato, e più presente per gli altri. A volte ero sul punto di piangere e non sapevo bene per cosa, o lo sapevo ma non riuscivo a dargli voce e a dargli forma, a volte mi sono quasi piegata in due per il vuoto improvviso. È capitato subito prima di ritrovare l'equilib

Libri (ancora) e amenità varie (più o meno)

Mentre la lista dei libri che "vorrei comprare/leggere che ho già ma ancora non li ho letti, che li voglio ma non li prendo ma forse sì bu chissà" diventa essa stessa un libro, ho pensato che il modo migliore per riuscire a procedere è leggere più libri alla volta. Il che in genere significa in realtà che uno lo leggo d'un fiato e gli altri avanzano di poche pagine al giorno o settimana, ma ci sono comunque a riempire un buco fino al prossimo libro da leggere d'un fiato. Al momento quindi penso che il numero perfetto sia sempre e comunque il 3. E cioè, tre libri, di cui 1) un romanzo scorrevole non troppo lungo, e se lungo comunque di quelli che avanzano agevoli, perfetto sempre, ma soprattutto la sera sul divano quando sei troppo stanco per leggere qualcosa che inciampi. 2) un saggio da leggere mentre pranzo o durante il giorno in momenti di brevi pause, o magari in sala d'attesa da qualche parte o simili (il Kindle qui è perfetto) 3) un romanzo o sa

Caro Babbo...

Caro Babbo Natale, sono secoli che non ti scrivo lettere perché ho già qualcuno che esaudisce i miei desideri e gli altri me li tengo per me sperando che si avverino. Per il resto, cerco di arrangiarmi da sola, come sempre. Negli ultimi anni ti ho pure sempre sbeffeggiato con questa storiella che ti ritrae in modo un po' buffo ma su, simpatico. Io la ripubblico, non me ne volere, è tanto bellina e fa ridere tutti, poi che vuoi, sono poche le persone che vengono a leggerla quindi non è che ti sto proprio sputtanando. Tu continua a fare il tuo lavoro tranquillo, dato che resti sempre una di quelle magie belle a cui i bambini sono contenti di credere. Quando passi, apri il frigo, una birra bella fredda la trovi di sicuro, e pure dell'ottimo salame di Del Ben o, se sei fortunato, un po' di pitina della Val Tramontina. Mandi :) «Per Babbo Natale non era il giorno giusto. L’idea di farsi tre o quattro volte il giro del pianeta, gridando “ho ho” a Dasher, Dancer, Prancer, V

Dieci dicembre

È anche il titolo di un libro, una raccolta di racconti di George Saunders di cui però non posso dirvi nulla perché non l'ho letto e non ne so nulla, al momento. Ma prima o poi sarà sullo scaffale. Ho intitolato così il post perché guardando in basso la data sul computer mi sono accorta che sì, ormai è il dieci di dicembre e non ho detto nulla su questo mese. (Non che debba dire qualcosa su ogni mese dell'anno, ma forse dicembre non è un mese come un altro). Direi che dicembre è iniziato anche abbastanza bene, con un po' di respiro al lavoro, un pranzo con amici qui a casa nostra, una festa di compleanno per il giovane tredicenne (ha invitato qui gli amici a giocare a Fortnite, abbiamo ordinato pizza per tutti, e dalle risate che provenivano dalla camera posso dire che si sono divertiti un sacco). Il 2018 sta finendo, e come ormai l'esperienza mi ha insegnato, gli anni che finiscono con l'8 hanno sempre qualcosa di strano. Il 1998 è stato l'anno del

Gli attimi fuggiti

«Ma come si fa ad abitare l'attimo in cui ti trovi? Come si fa a impedire ai fantasmi di tutti gli altri attimi fuggiti di interferire? In poche parole, come si fa a vivere?». Matt Haig, Come fermare il tempo Nella mia continua ricerca di libri che valga davvero la pena di leggere, mi sono appena imbattuta in un romanzo uscito quest'anno per E/O: si intitola Come fermare il tempo , di Matt Haig. La storia: Tom (ma questo è solo uno dei tanti nomi del protagonista) è un uomo con una caratteristica molto particolare: soffre di anageria, e cioè invecchia molto più lentamente di tutti noi. Infatti è nato verso la fine del '500 e ha attraversato i secoli fino ai giorni nostri, e ora dimostra all'incirca quarant'anni. Ma il peso del tempo, del passato e dei ricordi, anche se non si vede esternamente, internamente c'è tutto. Non è l'unico a essere così: a un certo punto della sua lunghissima vita, ha scoperto che esiste una società, Società degli Albat

Il mondo muto di Hector Mann

Insomma, Paul Auster. Il libro delle illusioni . David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata. Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo. E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere de

It feels like fingernails across the moon

Quello che mi fa questa canzone.

Come un sabato

Sto cercando le parole per dire una cosa ma non riesco a trovarle.  Oddio, così sembra una canzone di Ligabue. Mi sembra ci sia sempre un filo di nebbia. Resta che c'è in effetti un sottofondo di tristezza che non sempre riesco a spegnere. Cosa fate quando vi succede? Come si fa quando succede? "Passerà come passa un sabato".

Piccolo universo

Bisogna sempre star lì a ribadire che i giochi non sono da maschi o da femmine ma sono solo giochi. Che per indossare una felpa mia figlia non ha bisogno del pene, quindi posso anche guardare nel reparto dedicato ai maschi. Aaaah, che noia. Insomma, capisco che alcune differenze ci possono essere per carità, ma insomma. "E, ma le cose da maschio sono un po' più grandi". Ottimo, mia figlia ha 2 anni e mezzo e veste 3/4 perché è gigante (non è gigante, ma insomma, è grande). Ma di cosa stiamo parlando? Fra le cose che l'hanno colpita in queste settimane di esposizione selvaggia di giocattoli nei supermercati, c'è un dinosauro. Che io le comprerò, per amore della scienza e della paleontologia, anche se li mettono nel reparto di giochi per bambini maschi. E probabilmente anche una porta da calcio per giocare dentro casa, visto che è una delle cose che fa più volentieri. Io forse esagero all'opposto, sbaglio anch'io come sbagliamo tutti, ma cerco di

Amarsi

Amarsi nel senso di amare se stessi. Di essere coerenti e giusti, prima di tutto con se stessi, per esserlo meglio con chi ci circonda. Oggi scrivo di questo perché ho passato dei mesi di umore ed emozioni particolarmente altalenanti. Mi era successo qualcosa di molto simile – e al contempo molto diverso – la scorsa primavera, un periodo in cui non riuscivo a uscire da un loop negativo non meglio identificato. Questa volta è stato diverso, ma ho capito che il punto di partenza ero pur sempre io (bella scoperta!) e che quindi c'era qualcosa che non andava. Ho capito che dovevo fare qualche conto con errori del passato per andare avanti meglio. Ho capito che dovevo fare i conti anche con gli errori del presente per andare avanti meglio. Ricordo che quest'estate c'è stato un momento in cui mi sono detta: adesso mi impegno per essere migliore. Nelle piccole cose: non perdere la pazienza prima del tempo solo perché sono stanca, non urlare a mia figlia in momenti d

Pezzi di me

Basta citazioni dal vecchio Paul, altrimenti mi denunciano per plagio. Leggetelo, è davvero ottimo. Mi è venuto in mente che una volta ricopiavo citazioni dai libri o pezzi di poesie in bigliettini che poi ripiegavo e mettevo in un vecchio barattolo di latta, che una volta aveva contenuto sicuramente biscotti. Spesso i libri li prendevo in prestito in biblioteca oppure da qualcuno e quindi era un modo per tenere qualcosa. Adesso faccio fatica a prendere in prestito i libri perché ho paura che dopo non mi rimanga nulla, per questo ne compro troppi. Mi chiedo che fine abbiano fatto quei bigliettini: conoscendomi, un giorno in un raptus li avrò buttati, forse perché mi ricordavano momenti bizzarri della mia vita, forse perché non mi dicevano più nulla, forse perché mi sembravano sciocchi. Io sono così: prima conservo una cosa per una vita, poi la butto via, poi la rimpiango... Va be', in questo caso poco male, suppongo. Almeno il blog da dieci anni a questa parte mi s

Non può fare male, comunque.

«[...] quando feci un calcolo del tempo che avevamo trascorso insieme [...] risultò un totale di cinquantaquattro ore circa, diciotto delle quali erano state sprecate dormendo; altre sette svanite in separazioni varie [...]. Alla fine restavano ventinove ore appena durante le quali avevo potuto effettivamente vederla e toccarla, rinchiudermi nel cerchio della sua presenza. Avevamo fatto cinque volte l'amore. Avevamo consumato sei pasti insieme. Una volta le avevo fatto il bagno. [...] era entrata e uscita dalla mia vita così in fretta che a volte mi sembrava di averla solo immaginata». Serve dirlo? Paul Auster, Il libro delle illusioni (giuro che a un certo punto smetto.) Comunque quando arriva il freddo arriva anche ufficialmente quel momento dell'anno in cui chi lavora da casa come me (e vive in una casa molto vecchia e tendenzialmente fredda) ha due possibilità: spendere una follia di riscaldamento o assomigliare a Davide Toffolo dei Tre allegri ragazzi morti (

I would prefer not to

«Non vuoi proprio parlare di te, vero? Come diceva il nostro amico Bartleby… preferirei di no. Nessuno può vivere senza gli altri, David. Non è possibile. Forse no. Ma nessuno è mai stato me. Può darsi che sia il primo.» Paul Auster, Il libro delle illusioni (vi avevo avvisati.) Non so quanti di voi abbiano letto Bartleby, lo scrivano , forse pochi, quando lo lessi io e chiedevo in giro la risposta era nessuno. Comunque poi è diventato un po' più famoso, forse, anche se non è  Moby Dick (ma l'autore è lui, Herman Melville). Fra l'altro il libro lo presi in prestito in biblioteca, perciò non ce l'ho e dovrò rimediare. Almeno per una volta comprerò un libro che ho già letto e mi sentirò meno in colpa. Insomma, non so se conoscete la storia di Bartleby, sono quelle storie che ti lasciano così, ma scritte bene e non ci puoi fare niente, secondo te va letto e basta. L'annullamento di un uomo, ma un annullamento che riesce a fare un gran rumore, quando ne se

Avevo dimenticato il titolo. Eccolo.

«Meglio o peggio che fosse, sembrava proprio che i filosofi avessero ragione. Non perdiamo mai niente di quello che ci succede». Paul Auster, Il libro delle illusioni.  (Per la serie un Paul Auster al giorno toglie il medico di torno.  Andrò avanti così per secoli, probabilmente, quindi abituatevi :D) Sono stanchissima perché ormai siamo credo a quota 2 settimane di sonno di merda. Prima per motivi indefiniti, poi per un po' di febbre della piccola (passato tutto, sta bene adesso) e in più il lavoro durante il giorno ci ha messo del suo. Ho appena capito che la scadenza che avevo oggi non era così tassativa, quindi adesso mi rilasso un po' prima di finire il romanzo che stavo correggendo (fra l'altro, una volta tanto bello). Sto leggendo Comma 22 e mi fa ridere fino alle lacrime e non pensavo. Non pensavo che fosse così esilarante nella sua assurdità, nonostante in fondo ci sia ben poco da ridere. Ma fatico ad andare avanti perché la stanchezza non è di al

Fenomeni

Mi manchi in quel modo tutto tuo che hai di mancarmi. Che in realtà è un modo tutto mio. Mi manchi è quell'espressione strana dove tu sei il soggetto ma la sensazione è la mia.  Mi manchi ma in un modo meno brutto di quanto si possa pensare, che fa meno male man mano che ci penso (hai visto quante "m" una dopo l'altra?). Ho scoperto di soffrire di sinestesia. Uhm, no, soffrire non è il termine giusto perché non è una sofferenza ma una possibilità. La nostalgia è sempre stata grigia. Il lunedì è sempre stato rosso. La primavera è sempre stata rosa. Dicembre è bianco, ovviamente. Per me è così e sarà così sempre, non lo faccio apposta, è un processo automatico. Il passato è un blu scuro e intenso, molto molto intenso. La solitudine è gialla, color seppia, come le foto e forse non è un caso. Ma la forma di sinestesia di cui ho sempre saputo di – soffrire? – è quella legata agli odori. Solo non sapevo si chiamasse sinestesia (e credevo fosse comune

Anche se non sai come si fa

Stamattina mentre il cane correva al parco dei cani, io passeggiavo sopra le foglie cadute gialle, rosse e marroni e ho pensato che sono morte o stanno morendo ma sono bellissime lo stesso. E anche se presto o tardi spariranno del tutto non hanno mai fatto tanto rumore come adesso che stanno cadendo e morendo e tutti le calpestano, le raccolgono, le fotografano e le chiamano foliage, come se servisse una parola nuova per una cosa che è già bellissima così, senza dirla, come se non fossero già disarmanti così, quando alzi gli occhi e ti ritrovi un panorama di alberi che quasi acceca più della luce del sole che ci cade sopra. Allora ne ho prese tre e le ho portate a casa, per regalarle a Dafne, che non se le è filate di striscio, mentre Ale me ne ha chiesta una e voleva farci una rosa ma non si ricorda più come si fa.  Però era bello che volesse farci una rosa, con una foglia, che è caduta e morta, ma è bellissima lo stesso e lui non si ricorda come si fa.

Le cose a colori

Come sapete correggo molti libri, e spesso mi lamento che purtroppo non sono di gran qualità. A volte però ci sono delle storie bellissime, alcune vere altre chissà, ma bellissime. Di recente ho detto a una persona che mi sta molto a cuore che vivo per quelle cose lì, nel lavoro e nella vita, quei momenti di incredibile bellezza sempre troppo inaspettata in questo momento in cui sembra sempre tutto molto cupo, caotico e confuso. Come quando mio marito dal nulla mi guarda e mi dice "Dio che bella che sei". Ma non perché ho messo un vestito elegante per uscire, ma quando scendo dalla bici, un po' affannata, con i capelli scompigliati dal vento e indaffarata a togliere il casco a Dafne e farla scendere dal seggiolino. In quei momenti lì, quando non te l'aspetti. Oggi ho letto un post di un'amica su Facebook, una rosa in mezzo al cemento, e mi sono commossa sul serio. Ma da lacrime. A volte capita, magari con una foto o, come in questo caso, con parole che non so

Autunno vero

Non mi ricordo se una volta a questo punto di novembre faceva più freddo, probabilmente sì. Anche se l'estate di san Martino è sempre esistita, a dire il vero. Pare che questo fine settimana la temperatura scenderà, e direi meno male. Stamattina ho dovuto fare un po' di corse e per fortuna il romanzo che sto correggendo non è molto lungo, perché il tempo vola sempre via. Ho portato anche il cane a passeggio e oggi c'è il sole che emana nell'aria un tepore piacevole e rigenerante. Avrei voluto fare una foto al parco, agli alberi rossi e gialli e le foglie a terra e sulle panchine, ma poi so che non ci piglio molto con le foto e il risultato non è mai quello che avevo negli occhi. Direi che questo fa la differenza, fra chi sa fare foto e chi le fa e basta. Ma la vista era calda e luminosa, bella davvero. Potete immaginarla, o trovarla uscendo, suppongo. Dopo un'estate di bollicine (serie però) mi è finalmente tornata la voglia, insieme alla stagione giu

Desideri

Più leggo, ascolto e fruisco nei modi più svariati di riviste o canali letterari di vario genere e tipo, più si allunga la lista di libri da leggere. Niente, sono troppi e io non ce la farò mai, quasi quasi mi do agli audiobook a questo punto (per chi è interessato, c'è Storytel ). Fra l'altro, una cosa bellissima sarebbe leggere e registrare audiolibri, voglio dire, leggi e vieni pagato per farlo (ah, già, è il mio lavoro più o meno. Però lì si leggono libri già finiti, non è la stessa cosa. Certo, bisogna essere capaci e quanto meno avere una voce bellina...) Anyway o comunque sia, nella mia recente wishlist sono entrati anche dei saggi o qualcosa di simile: NUMERO 1 Mark Fisher, T he Weird and the Eerie. Lo strano e l'inquietante nel mondo contemporaneo , minimum fax (ovviamente, per ogni autore poi mi viene voglia di leggerne almeno anche un altro, e suppongo che in questo caso specifico Realismo capitalista sia imprescindibile). Dal sito della casa editrice:

Sono stata divorata e mi sento scarmigliata

È uscito il sole, ho spalancato casa e ho bisogno di far entrare quest'aria meno umida e anche di mettermi a fare ordine. Dicono che fare ordine fuori aiuti a fare ordine dentro, e ultimamente mi sento sempre un po'... non so, con l'anima scarmigliata. Sto avendo qualche giorno di pausa dal lavoro e me lo sto godendo un po'. A dire il vero no, nel senso che mi sono messa a conteggiare le pagine che ho corretto per preparare le prossime fatture, ma è un lavoro che s'ha da fare ed è comunque meno impegnativo. Così ho finito Il libro delle illusioni di Auster (l'ho divorato, quel libro, ma vi assicuro che è più LUI ad aver divorato ME) ma giuro che vi tedierò con l'argomento più avanti, quando ci avrò pensato su un po' e voi ve ne sarete dimenticati e potrete dire "Oh, no, ancora!". Ho iniziato a leggere Comma 22 (solo un paio di pagine, per capire se era di nuovo il libro giusto al momento giusto e penso di sì, anche se è lungo e non s

È iniziato novembre, sì?

Un lunedì dopo un ponte è sempre una gran rottura di cazzi, diciamolo. Il sonno è estremo. La bambina più mammona che mai. La pioggia. La macchina che non parte. AAAAAH! Novembre è il più crudele dei mesi, non me ne voglia T.S. Eliot, ma quando avrò pagato carro attrezzi, meccanico (al momento ignoro totalmente quale sia il problema), acconto INPS per l'anno 2019 e commercialista (stay partita IVA, stay poraccio. Sempre), sarà giunto il momento di fare i regali di Natale e io guarderò il mio conto in banca, poi guarderò i miei oggetti di valore (inesistenti) quindi passerò a valutare quali organi del corpo umano possano essere asportabili e vendibili senza morirne.  Facciamo un passo indietro e raccontiamo cose più liete. È stato un bel fine settimana lungo, prima di tutto perché è stato lungo, poi perché siamo andati un paio di giorni a Bologna, abbiamo mangiato molto bene e ci siamo goduti una città che ci piace molto. Purtroppo il tempo era quel che era, l'a

Di stanchezze, pensieri e weekend

Ogni tanto penso che vorrei un altro figlio, poi penso che non saprei dove metterlo. E non sto parlando di spazi in casa, ma di energie e tempo da dividere fra tante cose. È un pensiero un po' triste, lo so, ma so anche come è stato difficile ritrovare l'equilibrio dopo che è nata Dafne, soprattutto con il lavoro. Sarei più consapevole, questo è certo, ma poi ogni figlio è diverso dall'altro e chissà quali cose inaspettate mi capiterebbero... Oltre al fatto che Ale è un po' stanco e vuole godersi "noi due" ora che la piccola cresce e gli spazi per noi si possono trovare più facilmente.  E poi lavoriamo tanto. Lavoriamo tanto come gran parte della gente e non mi sto lamentando. Ma arriviamo alla sera già sfiniti così. Lui tutto il giorno in macchina da un cliente all'altro, io tutto il giorno al computer da una pagina all'altra. E meno male che c'è, meno male che tutto questo farsi il culo a qualcosa ha portato visto che la vita non è proprio gra

Rifugi

Eccomi qui, nel mio rifugio da tutto. Ci sarei voluta passare prima e alla fin fine invece ci vengo oggi, che finalmente quasi non ne ho bisogno. Questa è stata una settimana molto molto lunga, un po' per il lavoro, un po' per le notti insonni causa mezza influenza, un po' perché mi sono sentita strapazzata. Giovedì sera ho avuto un momento in cui ho sentito un profondissimo senso di solitudine che mi ha abbattuto per un'oretta o giù di lì, ma credo fosse solo il ricordo di una solitudine passata, una specie di abisso di cui era rimasto in qualche modo uno spiraglio aperto, e che pare essersi richiuso. Perché dopo sono stata finalmente bene. E per festeggiare il superamento dell'ostacolo, ho preso un altro libro :D Ahahahah lo so sono pessima. La verità è che avevo bisogno di un Paul Auster di quelli belli, e uno sguardo in giro alle sinossi mi ha guidata verso Il libro delle illusioni . Un titolo che mi ha colpito in questo momento particolare, ma soprattu

Pausa letture

Ho finito di leggere Vox di Christina Dalcher. Prima considerazione: non è vero che non ho abbastanza tempo per leggere libri, ma è vero che devo scegliere quelli giusti e decidermi ad abbandonare la lettura se non riesco ad andare avanti. Una cosa che vivevo come una specie di sconfitta e che invece devo prendere per quello che è: scelta. Di non perdermi dietro qualcosa che non mi dà felicità né appagamento di alcun tipo. D'altra parte, se a inizio anno ho letto 4321 che conta circa un migliaio di pagine (seppur l'abbia finito in tempi che potremmo appropriatamente definire biblici) nulla è impossibile! Seconda considerazione: il libro è scritto bene e molto scorrevole, con qualche battuta simpatica qui e là e con un'idea che tutto sommato funziona. Però si poteva senza alcun dubbio approfondire di più, descrivere di più, insomma, va bene il piacere di una lettura veloce, ma qui si cade nel poco approfondito. Ciò non toglie che non sia da scartare, per nulla. Terz

Indugiare assorto

È arrivato il primo freddo vero. Ieri sera, stamattina. Di colpo da maniche corte con sopra qualcosa è arrivato il momento di passare al maglione. O giù di lì. Dalla finestra della cucina, stamattina, le montagne si vedevano come fossero proprio lì, a portata di mano. Il cielo terso e la luce che le dorava un po'. Una cosa bellissima che mi ha fatto dimenticare che è lunedì. [Non è certo la vista della foto, che risale a quando abitavamo dove abitavamo prima, e che era l'unica cosa bella di dove abitavamo prima ;)]. Sabato sera libera uscita e ritorno tardissimo, e poi noi ci svegliamo alle sette e mezza e la piccola, che era rimasta a casa, l'ho svegliata io alle nove e mezza. Porca miseria, la vecchiaia! E oggi risento della stanchezza di ieri, visto che di riposare non se ne parlava proprio... Quando però torno indietro da Casarsa, dopo aver portato la piccola dalla nonna, e mi trovo davanti le montagne così, dopo una curva eccole, imponenti e insieme ra