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Visualizzazione dei post da maggio, 2015

L'arte di arrangiarsi

L'arte di arrangiarsi ho imparato cos'è perché ho avuto in casa l'esempio di una madre che da sola ha cresciuto due figli, mentre il marito lavorava all'estero e non si vedeva per lunghi mesi. Non ci portava dai nonni, a meno che non fosse al lavoro, e poi, quando la mattina eravamo a scuola e lei lavorava solo mezza giornata non c'era bisogno che passassimo il tempo da altri parenti. E se doveva muoversi di casa, be', ci prendeva su e ci portava ovunque. Pensare che non aveva nemmeno la patente, fino a trent'anni mi pare, e quindi io sul seggiolino davanti della bici, mio fratello su quello dietro e via (e con entrambi sulla bici faceva anche il cavalcavia, una salita mica da poco in condizioni così). E poi ci siamo dovuti un po' arrangiare pure noi: in bicicletta abbiamo imparato a spostarci presto anche per questo. Ad andare a scuola da soli. A danza, atletica o qualunque cosa facessimo. Be', ovvio che le distanze erano minime. A stare a casa da

Cose da donne (post ad alto contenuto di NOIA per i maschi, temo)

Ogni tanto mi capita di pormi questa domanda: Ma io non mi trucco mai perché non sono capace o non sono capace perché non mi trucco mai? Un bel circolo vizioso al quale non so dare risposta. Altro quesito: Perché le donne hanno bisogno di truccarsi e i maschi no? Oscillo fra queste due opinioni: la prima, quella femminista, è che ci trucchiamo per una sorta di imposizione dovuta a un'idea culturale sbagliata, un'errata idea dell'immagine della donna che ci è stata propinata per anni eccetera eccetera. L'altra è che abbiamo ormoni differenti, e quelli femminili che sono così soggetti a tanti scompensi ci fanno venire una pelle schifa, di tanto in tanto (mestruazioni in arrivo? Tac, un bel brufolo sul mento, o sul naso, che è peggio), o un aspetto che parliamone. Altra idea ancora, è che noi ci guardiamo allo specchio alla ricerca di tutto quello che non vorremmo vedere mentre non lo facciamo con gli uomini, né lo fanno loro con se stessi. E poi si possono copr

Una vita più onesta

Panorama dal monte Jouf È andata a finire che nel fine settimana non ho né lavorato né tagliato l'erba o sistemato il portico. E va bene così, e se i vicini sparlano che facciano pure. Sì, perché abbiamo fatto quello che ci andava, e cioè godercela. Sabato grigliata in famiglia e qui nulla di nuovo, con l'arrivo della bella stagione è più o meno la prassi. E domenica pomeriggio siamo finalmente andati a farci la nostra prima camminata in montagna dell'anno, e siamo saliti sul monte Jouf, cosa che ci ha regalato grandi soddisfazioni, dolori ai muscoli delle gambe, e panorami bellissimi e inaspettati. Due orette in salita, fra deviazioni alla ricerca di viste migliori, e noi un po' fuori allenamento, e un altro paio in discesa, con tanto di sbaglio-strada, convinti di farne una più semplice che invece ci stava semplicemente portando fuori rotta. Alla fine la capra si è spaventata più di Zuma. Insomma, in tutto quattro ore di camminata in montagna in mezzo

Entropia portami via

A fronte di una madre non dico maniaca della pulizia, ma quanto meno molto attenta, io faccio fatica a tirare fuori il tempo per fare l'essenziale. Tipo pulire i pavimenti, che purtroppo sono chiari e lo sporco si vede subito. Con pioggia + cane non ne parliamo. Ah, sì, anche pulire il bagno.  Poi c'è il disastro. O meglio, non c'è il disastro ma la casa è piccola, lo spazio è quello che è, abbiamo sicuramente troppe cose e io ho sempre troppo poco tempo per dare una sistemata decente. Chiariamo il concetto (e questa espressione, una volta da me mai usata, è tutta di mio marito) io sono disordinata, e l'ho sempre saputo anche se fingevo di no, e devo dire che il disordine a suo modo mi piace. Però ci sono dei limiti anche per me (quelli di mio marito sono molto più in là dei miei, quindi in questo non trovo alcun aiuto). Ma per quale regola del destino o della fisica io metto in ordine una stanza, poi tempo dopo riordino la scrivania, poi mi dedico interamente al

Freelance incompresi

So che questo tema è abbastanza trito e ritrito, eppure in questo momento me lo sento addosso più che mai. Ieri ero al telefono con mamma, e mi ha raccontato di essere stata da mia nonna che le ha raccontato di un colloquio di lavoro di un cugino, che sembra essere andato bene. Il che significa, il colloquio è per un contratto a tempo indeterminato (eh, be', ora incrociamo pure le dita per il cugino). Naturalmente la diretta conseguenza di questo discorso è il commento di mia nonna: «Eh, anche per la Michela mi piacerebbe una cosa così». Una cosa così sta per contratto a tempo indeterminato, se non si fosse capito. Mia mamma, che come sempre mi difende come se ne avessi bisogno, ha risposto che io ho la partita IVA e che lavoro, e anche tanto, e che in più il mio lavoro mi piace molto e non vorrei fare altro. Non so se finalmente mia madre abbia capito l'antifona, fatto sta che ha detto così, mentre fino all'anno scorso, saputo che mia quasi-cognata ha avuto un contr

Bizzarrie primaverili

Domenica mattina mentre camminavo con canetto un ragazzo barbuto in bici da corsa si è fermato per chiedermi se volevo uscire con lui, più tardi. In 4 anni circa di giretti quotidiani con canetto non mi era mai capitato. Pensavo che ormai fosse passata la mia ora, invece a quanto pare sono ancora un discreto bocconcino (ahah, sto scherzando, ovviamente). Come ha detto un amico, foto che fa molto Wes Anderson. Quando ero single e sola, e non ero capace di andare in giro se non ero in compagnia di qualcuno, pensavo che se avessi avuto un cane che mi costringesse a passeggiare avrei incontrato l'uomo della mia vita. Le cose sono andate diversamente, il cane l'ho preso quando l'uomo l'avevo già trovato, quindi tutto questo mi ha fatto molto ridere. Mio marito rideva un po' meno, quando gliel'ho raccontato. Ho finito di leggere Marco Peano, ma oggi ancora non ho tempo per soffermarmi un po' di più perché ho parecchio lavoro e oggi ho "perso&

Finzioni

Ultimi acquisti cartacei. A volte mi vengono in mente delle cose che voglio dire qui, poi ne collego trecento insieme e alla fine arrivo qui, davanti a questa pagina bianca, e non mi ricordo più da dove era partito il pensiero, anche se mi ricordo tutti i fili che legavano le varie idee. Allora posso anche partire un po' a caso, suppongo, ma poi il risultato non so se sarà soddisfacente. Ho letto Pastorale americana di Philip Roth, e all'inizio pensavo "Boh, ma dove vuole andare a parare?" perché mica lo capivo (devo dire che all'inizio leggevo e non stavo benissimo, quindi secondo me avevo la mente un po' confusa). Poi invece ho capito tutto, e mi è piaciuto molto. Poco importa che la storia dello Svedese sia raccontata per come se la immagina dai pochi indizi a sua disposizione il narratore, poco importa perché è comunque una storia verosimile, e poi tanto siamo dentro un romanzo, comunque sarebbe una storia non vera. Insomma, poco importa se è finz