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Fenomeni

Mi manchi in quel modo tutto tuo che hai di mancarmi. Che in realtà è un modo tutto mio. Mi manchi è quell'espressione strana dove tu sei il soggetto ma la sensazione è la mia. 
Mi manchi ma in un modo meno brutto di quanto si possa pensare, che fa meno male man mano che ci penso (hai visto quante "m" una dopo l'altra?).
Ho scoperto di soffrire di sinestesia. Uhm, no, soffrire non è il termine giusto perché non è una sofferenza ma una possibilità.
La nostalgia è sempre stata grigia.
Il lunedì è sempre stato rosso.
La primavera è sempre stata rosa.
Dicembre è bianco, ovviamente.
Per me è così e sarà così sempre, non lo faccio apposta, è un processo automatico.
Il passato è un blu scuro e intenso, molto molto intenso.
La solitudine è gialla, color seppia, come le foto e forse non è un caso.

Ma la forma di sinestesia di cui ho sempre saputo di – soffrire? – è quella legata agli odori. Solo non sapevo si chiamasse sinestesia (e credevo fosse comune a tutti). E non è che senta degli odori che mi ricordano qualcosa, bensì associo odori "inventati" a qualcosa. 
Stamattina passeggiavo con il cane e le mani gelate scalciando foglie con gli stivali, e ho pensato novembre è di quel giallo delle foglie che guardavo per terra, e mi è arrivato l'odore immaginato di un novembre di tantissimi anni fa. Che mi ha fatto pensare che mi manchi.
Non li so descrivere gli odori, perciò non saprei come mostrarli. È una di quelle cose che resterà sempre e solo mia.
Ma magari tu, da qualche parte, in qualche modo, la capisci questa cosa e magari per la prima volta davvero ci capiremo e ci incontreremo sul serio. Sincroni.
Il tempo è sempre stato un po' contro. Anche le distanze. E forse pure io lo sono stata, contro.

«Undici anni dopo, non ho ancora smesso di chiedermi cosa sarebbe accaduto se prima di raggiungere la porta mi fossi voltato indietro. Se invece di mettere un braccio attorno alle spalle di Alma e incamminarmi verso la casa mi fossi fermato un momento, e guardando l'altra metà del cielo  avessi scoperto una grande luna tonda e splendente su di noi. Sarebbe ancora la verità dire che non c'era luna in cielo quella notte? Dato che non mi curai di voltarmi a guardare alle mie spalle, dico che sì, questa è la verità. Se io non vidi mai la luna, la luna non fu mai nel cielo».
Paul Auster, Il libro delle illusioni

L'ho già detto che questo libro mi ha parlato davvero, in modi sorprendenti, perfino.
Chi come me si ferma spesso a chiedersi cosa sarebbe successo se invece di girare a destra avesse girato a sinistra, quel giorno, capisce perché amo Paul Auster e le infinite possibilità non dette delle sue storie: tutto quello che è successo davvero è vero, ma d'altra parte, a un certo punto sarebbe potuto bastare così poco per far succedere infinite altre cose, tutte vere.

L'unica vera però è quella in cui quella notte non mi sono curata di voltarmi a guardare alle mie spalle e non vidi mai la luna.

Commenti

Anonimo ha detto…
ellissima la frase piena di "M", molto musicale :P.
Sul discorso degli odori, a me sembra normale: ogni stagione ha i suoi odori. Quelli che senti tu comunque sono "odori reali" non fittizi (o comunque opinabili come l'accostamento di un sentimento a un colore, no?).
Comunque Orfeo ci ha insegnato a non voltarci! E pensare troppo alla sliding doors è un esercizio che non porta da nessuna parte...modificando un bivio avremmo poi trovato altri bivi...anche in questo caso sempre meglio guardare avanti!
Miky ha detto…
Certo @Riki solo che a volte ti piacerebbe che alcune persone fossero ancora qui per condividere con loro come ti va. :)

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