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Non può fare male, comunque.

«[...] quando feci un calcolo del tempo che avevamo trascorso insieme [...] risultò un totale di cinquantaquattro ore circa, diciotto delle quali erano state sprecate dormendo; altre sette svanite in separazioni varie [...]. Alla fine restavano ventinove ore appena durante le quali avevo potuto effettivamente vederla e toccarla, rinchiudermi nel cerchio della sua presenza. Avevamo fatto cinque volte l'amore. Avevamo consumato sei pasti insieme. Una volta le avevo fatto il bagno. [...] era entrata e uscita dalla mia vita così in fretta che a volte mi sembrava di averla solo immaginata».

Serve dirlo? Paul Auster, Il libro delle illusioni
(giuro che a un certo punto smetto.)


Comunque quando arriva il freddo arriva anche ufficialmente quel momento dell'anno in cui chi lavora da casa come me (e vive in una casa molto vecchia e tendenzialmente fredda) ha due possibilità: spendere una follia di riscaldamento o assomigliare a Davide Toffolo dei Tre allegri ragazzi morti (allego foto per chi non conosce). Oggi giro con maximaglia/vestito + cardigan + coperta in pile avvolta attorno alle spalle. Di un colore improbabile, fra l'altro.
Probabilmente l'unica persona che davvero ti vede negli stati peggiori non sono né tuo marito né i tuoi figli, bensì il corriere che suona il campanello quando non te l'aspetti proprio.


Confermo che per ora The Haunting of Hill House non delude affatto, e anche Luke – sia da bambino sia da adulto – mi sta piacendo assai. Diciamo che per ora questa prima parte della storia è raccontata dal punto di vista dei vari fratelli (ogni episodio un fratello), sia nel presente sia quand'erano bambini.  Ormai mi ha preso, ne sono felicissima.
Il libro che sto correggendo, invece, è il classico pugno allo stomaco, la testimonianza di un sopravvissuto ai campi di concentramento (sì sì, al plurale), è appena iniziato e praticamente mi sono già venute le lacrime agli occhi un paio di volte. Ma cavoli se è doveroso, visto come si dimostra corta la memoria di molti, continuare a scriverne, parlarne e ricordare fino a che punto può arrivare la malvagità umana. 



A questo proposito, visto che si avvicina Natale, fra i tanti libri a cui ho avuto l'enorme fortuna di lavorare, segnalo Il mio amore non può farti male – Vita (e morte) di Harvey Milk (di Piergiorgio Paterlini), e Dalla montagna il tuono. Vajont sessantatre (Tommaso Percivale; entrambi di Einaudi; sì Einaudi non vuole l'accento sulla "e" sui numeri che finiscono in "tre"). Due temi molto molto interessanti e attuali resi fruibili per i più piccoli (direi un 10+ come età). Se avete ragazzini a cui far regali, sono buone idee... Fra l'altro il titolo "Il mio amore non può farti male" trovo sia una frase di una bellezza incredibile.

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