Passa ai contenuti principali

Switching

Sono stanca, ma finalmente mi sento di poter dire, di nuovo a colori. 
Non del tutto, ci sono ancora cose che mi spaventano e che non mi rendono facile la felicità completa, ma sento che comunque saranno cose superabili, in un modo o nell'altro. Ma mi sento di nuovo a colori, anche se molto stanca, anche perché sono riuscita a fare uno switching. Io lo chiamo così.
Non mi è capitato spesso nella vita, ma in due o tre momenti fondamentali ho fatto uno switching.
C'è stato un momento anni fa in cui non mi piaceva per niente ciò che lo specchio mi rifletteva (e non parlo esteticamente ma metaforicamente) e sono partita da lì per vedere alcune cose in modo diverso. Davvero, mi è bastato rendermi conto che dipendeva solo da me, senza sedute di psicoterapia e senza riflessioni prolungate. Per questo lo chiamo switching, una cose veloce, un cambiamento come se avessi finalmente premuto l'interruttore giusto. Certo, c'erano cose che lo agevolavano: una persona accanto che non solo mi incoraggiava e credeva in me più di quanto non facessi io stessa, ma anche di cui potevo fidarmi ciecamente. E questo fa tanto, tantissimo.
Ci sono stati altri switching, forse un po' meno evidenti e consapevoli, ma ieri sera, anzi, stanotte, credo di aver dato l'avvio ad un nuovo switching. Un cambiamento dentro di me che non mi toglierà nell'immediato la stanchezza o alcune preoccupazioni, che sono dovute a una serie di fattori inevitabili, ma mi toglierà, secondo me, del peso che non mi rendevo nemmeno conto di portare sulle spalle. Solo dopo averlo deciso, ho iniziato a vedere di nuovo tutto a colori. Mi sembrava di averne persi parecchi per strada, nell'ultimo paio di anni o giù di lì, e non riuscivo a capire da dove venisse tutto quel grigio (o non volevo capirlo). Al di là delle cose ineluttabili di cui tanto non mi preoccupo perché per quelle non posso farci niente, so che ci sono invece quelle a cui sta solo a me dare un taglio. E quindi ho deciso: ci do un taglio e mi libero di alcune zavorre che mi appesantiscono le giornate.
So che probabilmente non ci avrete capito un'acca, ma io so di cosa parlo e tanto basta. E non avete idea, o forse sì se vi è capitato, di quanto liberarsi di una cosa di cui pensavate di aver bisogno, una cosa su cui vi piaceva indugiare e autocompiacervi, possa fare bene e rendere una persona davvero in pace con sé stessa. Libera di godermi a fondo il bello che c'è, finché c'è.

Commenti

bob ha detto…
Ti capisco in tutto e per tutto, e penso anche che tutti noi siamo ben consapevoli di queste zavorre, ma ci viene a mancare la volonta' di liberarcene, perche' sono entrate nella nostra routine, perche' sono facili da incolpare quando le cose non vanno bene, ed una serie di altri motivi. Ad ogni modo, buona liberazione!
Miky ha detto…
Grazie @bob, alla fine è un po' come smettere di fumare. E in effetti, come smettere di fumare (cosa che ho fatto ormai dieci anni fa - Dio come passa il tempo!!!), anche quest'altra liberazione mi sta riuscendo (pare).
magma ha detto…
Io ho capito perfettamente, allora ben venga lo switch!
A presto!
Daniele
Miky ha detto…
Già, ne sono pienamente soddisfatta, @magma ☺️

Post popolari in questo blog

Tenacia

Solo io e le papere, ieri pomeriggio, imperterrite sotto la pioggia ai laghetti. Tenace è un aggettivo che mi piacerebbe mi venisse attribuito, non so quanto appaia all'esterno, anche se penso di sembrare meno tenace di quanto sia in realtà, o di quanto sia capace d'essere. Tenace sarà la mia parola di quest'anno, come aspirazione quanto meno, perché se non riesci ad attraversare tutto sempre con leggerezza, che è ciò che mi piacerebbe fare ma forse non è il momento giusto, allora è al tener duro che voglio aspirare. Forse mi prendo una pausa dal blog, che non importa a nessuno, ma devo dirlo a me stessa perché è sempre stato un bel rifugio ma ora non lo sento più così. Mi ci sento legata ma in questo momento il legame ha anche un sapore negativo, che non sto a spiegare, e credo di avere bisogno di liberarmene per un po'. Non un addio, solo un "non lo so". Ciao

Ancora

A volte ho la sensazione di non essere reale. Forse è colpa del fatto che lavoro tante ore da sola, forse ho questa abitudine di guardarmi da fuori, forse è perché ultimamente la confusione nella testa regna sovrana. Mi sento irreale, eppure so che le mie azioni hanno delle ripercussioni sulla realtà quindi dovrei rendermi conto che è una sensazione stupida. Cerco di fare cose concrete, regolari, misurate perché i ritmi e le cose cadenzate mi danno sicurezza. Provo a evitare le distrazioni ma non ne sono tanto capace. Finisco per inventarmi mondi immaginari e perdo l'àncora. È un bene o un male, perdere l'àncora? Non lo so proprio. A volte tutto sembra così insignificante se si pensa alla fine che faremo tutti, che mi chiedo a che pro reggersi sempre al parapetto, anche quando il mare si fa burrascoso? Però sì, rivorrei la calma. Rivorrei il silenzio. Rivorrei la sicurezza, o almeno la convinzione, di aver fatto bene. Rivorrei la sensazione di felicità scontata che scontata non

Il mondo muto di Hector Mann

Insomma, Paul Auster. Il libro delle illusioni . David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata. Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo. E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere de