Passa ai contenuti principali

A casa tutto bene

Che settimana!
Stancante, molto: avevo un libro lungo da correggere, la figlia malata che non ci ha fatto dormire svariate notti, i nonni da coordinare per poter lavorare anche se lei stava a casa da scuola, mia mamma in vacanza, l'assemblea dei genitori a scuola... insomma, meno male che è venerdì.
Per la cronaca, sono rappresentate dei genitori. Sì, lo so. Sì, pure io non è che avessi tutta 'sta voglia, ma almeno, bambini piccoli problemi piccoli, giusto? E almeno se creiamo il gruppo WhatsApp forse ho qualche chance di mettere subito in chiaro che si usa solo per le comunicazioni importanti (degenererà lo stesso, lo so, ma cerco di essere fiduciosa).
Ma tutte queste sono solo sciocchezze, c'è chi ha passato giorni molto peggiori e c'è chi ha passato giorni tristi davvero. M. ti mando un abbraccio forte, i cavalieri veri hanno anime audaci e solo il corpo si fa fragile, adesso la fragilità è rimasta in questo mondo e il suo coraggio può volare in alto e libero.

Forse, se non ci sono altre magagne, il fine settimana di inizio novembre ci facciamo una bella gita a Caporetto. Incrocio le dita e non dico più nulla per non portarci sfiga.
Avevamo in mente anche altre cose ma per ora abbiamo sospeso un po' perché gli impegni di scuola e di lavoro vanno affrontati con calma, quando le cose sono nuove e anche quando sono semplicemente tante.
Intanto ci godiamo il tepore di questo ottobre lunghissimo che vorrei non finisse mai. Se amo settembre perché ci sono nata forse ottobre è davvero il mio mese preferito; o forse, causa surriscaldamento globale, ottobre is the new settembre eccetera eccetera.
Vorrei andare ai laghi di Fusine per godermi il panorama di foglie infuocate (metaforicamente parlando) ma non so se ce la facciamo.
Resta che stanotte si è finalmente dormito, io mi sento di nuovo abbastanza carica e c'è il weekend che ci attende. Quindi, in definitiva, direi bene.

Ho iniziato La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead e mi sta piacendo ma non sono riuscita a concentrarmi tanto per tutte le questioni di cui sopra. Avevo fatto quel buonissimo proposito di non comprare altri libri finché non ho letto quelli che ho già finché non mi pagano i lavori fatti, ma tanto disattenderò subito questo proposito, per ben due motivi: 1) è la settimana di #ioleggoperché e donerò di sicuro un libro per la biblioteca della scuola di Dafne. 2) È uscito Mercedes, di Daniel Cuello e non me lo voglio perdere. Lui è davvero bravo, ho amato Residenza Arcadia che mi ha piacevolmente sorpresa, le sue vignette sono divertenti (adoro quelle con protagonista il sexy Alberto Angela) ma non fa solo ridere, anzi. Mi piace molto il suo tratto e trovo che abbia una sensibilità particolare. 
Seguitelo, se già non lo fate, e leggete le sue graphic novel, ne vale davvero la pena.

Sul fronte serie tivù e dintorni, abbiamo visto El Camino e sono stata contenta di ritrovare Pinkman ma non è stata 'sta cosa entusiasmante, tutto sommato.
Per il resto che posso dire? Su Netflix questa settimana abbiamo fatto il record di puntate di Peppa Pig (è il più divertente di tutti, c'è poco da fare, ho provato con Masha e Orso ma mia figlia si annoia). 
Oggi torna Il metodo Kominsky, magari riusciamo a vederci una puntata, duravano poco ed era per questo che era perfetto. Soprattutto insieme a un gin tonic.
Ciao!

Cose belle scoperte oggi: «Un giorno, tre autunni». È un modo di dire cinese che significa che una persona ti manca talmente tanto che ti sembra che un giorno sia lungo tre anni. Non c'entra nulla con tutto il resto del post, ma mi piaceva appuntarlo da qualche parte per non dimenticarlo.

Commenti

Post popolari in questo blog

Ancora

A volte ho la sensazione di non essere reale. Forse è colpa del fatto che lavoro tante ore da sola, forse ho questa abitudine di guardarmi da fuori, forse è perché ultimamente la confusione nella testa regna sovrana. Mi sento irreale, eppure so che le mie azioni hanno delle ripercussioni sulla realtà quindi dovrei rendermi conto che è una sensazione stupida. Cerco di fare cose concrete, regolari, misurate perché i ritmi e le cose cadenzate mi danno sicurezza. Provo a evitare le distrazioni ma non ne sono tanto capace. Finisco per inventarmi mondi immaginari e perdo l'àncora. È un bene o un male, perdere l'àncora? Non lo so proprio. A volte tutto sembra così insignificante se si pensa alla fine che faremo tutti, che mi chiedo a che pro reggersi sempre al parapetto, anche quando il mare si fa burrascoso? Però sì, rivorrei la calma. Rivorrei il silenzio. Rivorrei la sicurezza, o almeno la convinzione, di aver fatto bene. Rivorrei la sensazione di felicità scontata che scontata non

Sì, anche quest'anno arriva la storia di Babbo Natale

Tant'è che anche questo 2023 se ne sta andando e io arrivo alla fine di questo anno con una sensazione di piacevole sorpresa per ciò che è rimasto e non è andato via nonostante tutto, di meno piacevole rassegnazione per ciò che invece sembra via via sfuggire fra le dita, e di un grande punto di domanda su ciò che mi riserverà il 2024. Ma diciamolo piano, perché le annate pari ci hanno dato gatte da pelare (vedi il 2020, anno bisestile come il prossimo) quindi consiglio una bella ravanata alle parti basse per gli uomini e qualunque sia l'equivalente femminile di un gesto scaramantico per le donne (merda, neanche questo abbiamo, poi dice che il patriarcato non esiste). Qualcuno narra (io, viste le interazioni qui dentro) che ormai la tradizione del nostro Babbo Natale in trouble non possiamo proprio evitarla e pare vada riproposta ogni anno come Una poltrona per due , Trappola di cristallo e Mamma ho perso l'aereo , ma non prima di aver mandato un affettuoso saluto ultraterr

Luminosa e gentile

Oggi ho pranzato tardi, verso le due e mezza, ho alzato la testa dai miei crucci e guardato fuori dalla finestra e la luce calda dell'autunno ormai inoltrato si posava proprio così, luminosa e gentile sulle case di fronte. Stamattina quei crucci, quelli da cui più tardi avrei alzato la testa, mi erano parsi per diversi minuti, forse un'ora, insormontabili, mi erano scoppiati nel petto e avevo pianto, avevo pianto tanto sconvolgendo il mio viso, i miei occhi, faticando quasi a respirare, e indugiando per un millisecondo, forse molto meno, un'unità di misura più infinitesimale, ma comunque, su un orlo di un abisso. Poi però ho fatto il possibile per ricomporre la mia faccia e farla sembrare un po' meno un Picasso, per i pensieri e gli stati d'animo ci vorrà più tempo. Ho fatto cose che dovevo, cose che non avevo voglia ma che mi hanno fatto bene, mi hanno anche un po' distrutta. Non credo sia casuale che proprio oggi a funzionale abbia dovuto fermarmi per qualche