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Pausa

Non ho mai letto nulla di Eshkol Nevo, anche se possediamo La simmetria dei desideri, uno dei pochi libri acquistati da mio marito e non da me. (Per la cronaca, neppure lui l'ha letto!). Oggi però ero dal parrucchiere in pausa pranzo e mi sono imbattuta nel suo nome mentre sfogliavo Vanity Fair. (Sì, dal parrucchiere non leggo libri e sfoglio le riviste che ci sono lì, altrimenti che momento relax sarebbe?). C'era questo racconto e ve lo ripropongo perché, non lo so, a me è piaciuto.


E come Empatia


Appena usciti dal mare, dopo aver fatto snorkeling, lei gli mostrò le dita della mano sinistra: «Guarda, sono gialle». In effetti erano giallognole, soprattutto sulle punte; lui le chiese se aveva toccato uno dei coralli a mani nude. «Forse», rispose lei con aria preoccupata. Lui era già innamorato perso, perciò, senza pensarci troppo, premette la mano su quella di lei e disse: «Vedi? Adesso anch’io sono affetto dall’Epidemia delle Dita Gialle». Voleva solo farla ridere (quando rideva, dilatava le narici ed era bellissima), ma due giorni dopo, mentre era a cena dai genitori, andò a lavarsi le mani (su insistenza della mamma, neanche fosse ancora un bambino) e notò di avere le dita gialle.
Dopo cena le mostrò a sua madre (quando si trattava di malattie, era ancora un bambino). Lei le osservò e disse che probabilmente era una cosa da niente. Poi, premendo la mano sulla sua, sorrise e aggiunse: «Vediamo se sei contagioso». Ora della fine della settimana, tutto il quartiere aveva le dita gialle. Ora della fine del mese, il fenomeno si era diffuso all’intero Paese. Stranamente, le persone con le dita normali sentivano l’irresistibile urgenza di premere le mani contro chi le aveva gialle. Per dirla con le parole di un uomo devoto: «Avevo l’impressione che, se non avessi premuto le dita su quelle di Robert, si sarebbe sentito strano e solo per sempre».
L’Epidemia delle Dita Gialle, descritta dagli scienziati come la prima epidemia trasmessa per empatia, si diffuse rapidamente; prima di fine anno ogni singolo essere umano sulla Terra aveva le dita gialle. Eccetto uno.
Si chiamava Axel, era norvegese, autore di thriller, trascorreva l’inverno a scrivere in una baracca nei boschi e tornava a casa solo dopo lo scioglimento delle nevi. Solitamente veniva accolto cordialmente dai suoi concittadini, che lo conoscevano da quand’era bambino. Ma questa volta lo evitarono come fosse infetto. Non sapendo come reagire, aspettò la visita di Kamila. Sua figlia era sempre stata brava a mediare fra lui e il mondo.
Andò ad accoglierla alla stazione del treno.
Solo davanti a una tazza di caffè (nero quello di lui, marrone quello di lei) le disse delle occhiate diffidenti che riceveva da quando era tornato dal ritiro.
«C’è qualcosa che non va in me?», le chiese.
Lei lo squadrò dalla testa ai piedi e rispose: «No». Poi notò le dita. «Aspetta un attimo», esclamò, «non sono gialle!».
«Perché mai dovrei avere le dita gialle?», domandò sorpreso. Lei gli spiegò dell’epidemia.
«Dunque… sono l’ultimo rimasto?», chiese l’uomo. «Probabilmente, ma non ci vuole molto a cambiare le cose», rispose lei, e alzò la mano. Riluttante, lui premette la sua contro quella di lei. «Ci vogliono circa otto ore», aggiunse la figlia, «prima di colazione sarai come tutti gli altri».
Invece no.
«Forse le persone cocciute ci mettono di più», la ragazza provò a buttarla sul ridere. Ma lui ribatté: «Guarda, Kamila, le tue dita!». Non erano più gialle. Il colore era totalmente sparito.
Rimasero seduti in silenzio, sconcertati, a bere il loro caffè del mattino (nero quello di lei, marrone quello di lui).
Le uniche due persone senza dita gialle, in un mondo che stava per cambiare di nuovo.



(l'articolo è al seguente link: Vocabolario dei desideri, E come Empatia)

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