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La vita vista oceano


Domenica mattina mi è venuto una specie di attacco d'ansia, tanto che per un momento ho temuto di non riuscire ad affrontare la giornata. E sì che era domenica e mica lunedì.
È successo dopo colazione, mentre cercavo di capire cosa voleva da me Dafne (difficile dato che ancora non parla molto e comunica a gesti e soprattutto pianti!) e niente, mi è sembrato per un attimo tutto un po' troppo. Volevo semplicemente non essere lì a dovermi occupare della cosa, volevo che ci fosse qualcun altro al posto mio. Suppongo possa essere una cosa normale, ma sono rimasta un po' spiazzata perché me l'aspetto di sera, alla fine di una giornata lunga e stressante, non al mattino, quando le energie ci sono. Certo, faceva caldo, stavamo decidendo cosa fare di quella giornata eccetera, ma mi è sembrata una reazione esagerata.
Poi ho capito che era probabilmente frutto di molte situazioni accumulate, alle quali cerco sempre di rispondere con calma e tranquillità, perché non voglio aggiungere crisi isteriche a quelle di una duenne che altro non fa se non cercare di imporre la propria volontà a quella dei genitori (sì, i terrible twos non sono una leggenda metropolitana, ahimè). E poi si aggiunge la stanchezza della settimana, che arriva tutta di colpo proprio quando ti rilassi.
Comunque sia, poi siamo partiti e siamo andati in montagna. Non siamo stati via molto, ma è bastato. Una passeggiata al fresco (faceva quasi freddo, 21 gradi a mezz'ora da casa, quando quaggiù ce n'erano 30), all'ombra degli alberi (e delle nuvole, in effetti) sono bastati. Non sono una tipa da yoga o meditazione o cose così, ma affermo senza alcun problema che il contatto con la natura è davvero benefico per il mio stato d'animo.
Quando siamo rientrati era tutto passato.

La verità che non ho detto è che la precisa sensazione di ansia che mi ha attanagliato in quel momento era la paura di morire. La paura che di colpo tutto finisca e la mia piccola non possa più correre fra le mie braccia a consolarsi quando sta male o qualcosa non va. La paura che non ho ancora capito se sia normale, egoismo o qualunque cosa sia, ma che c'è.
Io non ho mai avuto paura di una cosa così, non ne ho mai avuto davvero il motivo, eppure oggi c'è tutta. In certi giorni è così forte da sembrarmi impossibile, da farmi voler correre da mia mamma a riprendermi Dafne per spremere ogni minuto di ogni giorno insieme a lei, perché non si sa mai. Ho paura di andarmene con lei che deve ancora imparare tutto e muoversi nel mondo senza di me. Si sa, non vorremmo mai dover vedere la tristezza negli occhi di chi amiamo, o anche non vederla ma sapere che c'è. 
Poi mi è tornato alla mente il vecchio mantra che non bisogna preoccuparsi delle cose sulle quali non abbiamo alcun potere: e mi sono sentita un po' meglio.

Lunedì però ho saputo che una donna meravigliosa che seguo su Instagram ha scoperto di punto in bianco di avere un tumore in testa. L'ha scoperto pure in un modo mica poco angosciante: ha perso i sensi e quando si è risvegliata non ricordava nulla e poi sono riaffioriati alla mente i nomi dei suoi due bimbi. La sua salvezza.
Sono ripiombata nell'angoscia: ho pensato a quei due bimbi, che spero potranno ricordare questo momento come uno strano intoppo in cui mamma era in ospedale. E davvero, non vedo l'ora per loro che questo intoppo abbia fine e che tutto ricominci.

Eva e la sua bellissima famiglia.
La foto è presa dal suo blog ilfruttodellapassione.com
che racconta la storia di questa famiglia e di tutti i suoi colori.

Assurdo come le cose capitino in questo modo, queste "coincidenze", la mia paura di non esserci più per mia figlia e qualcuno che sta affrontando quella paura da vicino e concretamente (poi ho pensato che le probabilità semplicemente aumentano, visto che senza Instagram o Facebook avremmo contatti con molte meno persone, quindi nessuna coincidenza).
Molte e molti di noi che la seguiamo aspettando le foto dei sorrisi di Noah e Nina abbiamo mandato il nostro augurio al suono di #ForzaEva stringendo tutti loro in un grande abbraccio virtuale.
E allora ho capito che ci sarà sempre solo quella cosa lì, a salvarci tutti, in un modo o nell'altro, anche  se prendendo la strada più difficile.



Commenti

Anonimo ha detto…
Un grande in bocca al lupo a chi deve affrontare quella battaglia. Però tu Miki non ti far soverchiare da pensieri e preoccupazioni di questo genere. Quello che è il nostro destino, non lo sappiamo. Cerchiamo di goderci la vita. Goditi la tua bella famiglia :). Non pensare a quello che sarà, ma a quello che è.
bob ha detto…
Possiamo decidere di vivere la vita nell'ansia perenne perche', diciamocelo, possiamo morire da un momento all'altro, o ringraziare iddio di essere vivi e goderci il viaggio.
Miky ha detto…
@Riki in genere non accade, ci sono dei singoli momenti in cui può capitarmi, vuoi per la stanchezza o per chissà quale motivo. Ma poi passa ;)
Miky ha detto…
@bob nel mio caso sì, riesco a decidere perché sto fondamentalmente bene, è vero però che bisogna stare attenti, a volte le cose saltano fuori senza motivo apparente e dopo un po' di tempo (io sono una che esterna abbastanza, ma chi come mia mamma si tiene tutto dentro si ritrova a soffrire di attacchi di panico quando tutto sommato sembra che le cose vadano bene – le è capitato qualche anno fa, un anno dopo la morte di mio papà e qualche mese dopo il trasferimento di mio fratello.). Ma certo bob, anch'io so bene che bisogna godersi il viaggio! :)
The strange Barbara ha detto…
una mia vecchia amica, piuttosto in là con l'età, mi raccontava sempre che quando i suoi figli erano piccoli aveva imparato a non aver più paura di niente, a cavarsela; c'era una sola cosa che le dava il tormento: la paura di morire e lasciarli soli senza di lei.

Credo che, quando si diventa madri, sia un pensiero naturale, l'istinto di conservazione che parla per te e ti fa sperimentare la necessità di difendere la prole..
in ogni caso la vita è fragile, letteralmente appesa ad un filo e il destino che ne ha intessuto la trama è un gran sadico..
Miky ha detto…
@Barbara infatti ne avevo esperienza indiretta con mio marito, che ha un figlio (ormai dodicenne) e che di tanto in tanto mi raccontava questa sua paura. Una cosa che ti prende per un momento, non un pensiero fisso (altrimenti non vivi più), però a volte succede...

Come dicevo nel post, non val la pena crucciarsi per ciò che non possiamo cambiare, quindi tanto vale non pensarci (troppo)!
Ciao!
bob ha detto…
@Miky: esterna, esterna sempre che fa bene alla salute :)

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