Passa ai contenuti principali

La ciliegina sulla torta

Esco da un weekend bello. Bello davvero, pur nella sua semplicità.
Intanto venerdì sera io e la mia amica storica (che vive a Parigi) siamo uscite per aperitivo e cena, solo noi due come ai vecchi tempi. Se è difficile farlo in generale perché gli impegni, il lavoro, la bimba eccetera, figuriamoci con una persona che torna in Italia solo di tanto in tanto! Ma questa volta ce l'abbiamo fatta, e non poteva essere diversamente perché lei ne aveva senz'altro più bisogno di me, dato che ha appena attraversato uno di quegli scossoni della vita che la vita per come l'avevi pensata fino a poco prima te la cambiano. 
E dopo un sabato in famiglia per compleanni vari, domenica gita a Venezia!
L'anno scorso ci abbiamo portato una piccola Dafne che già camminava ma dormiva nel marsupio. Ma quest'anno ci siamo andati in treno, abbiamo camminato tutti e molto (Dafne non usa il passeggino da quando ha un anno e mezzo, quindi ci si arrangia così: camminare o in braccio – la schiena ringrazia). Quindi prima volta in treno e prima volta in vaporetto, e la mia piccola viaggiatrice si è comportata benissimo e ne sono davvero felice, perché penso che prima li abitui ad andare e stare in giro meglio è. Non è semplice, non è solo che siamo fortunati e abbiamo una bimba brava e pacifica. Lei non è così pacifica, ed è più faticoso di quel che sembra tenerla buona e intrattenerla. Anche perché non sono tipa da regole esagerate, ma c'è una cosa su cui non transigo (e finora sono riuscita a non sgarrare): niente telefonino fuori di casa. Se a casa per necessità, quando sono sola o dobbiamo fare delle cose, una mezz'oretta di canzoncine da YouTube gliela concedo (in compenso la tivù quasi non sa cosa sia), fuori di casa mi dà proprio fastidio. Però si fa fatica. Perché devi giocare con lei e non goderti il bicchiere di vino, leggerle un libro e non dormicchiare sul sedile del treno con la testa appoggiata al finestrino. Ma ho come idea che superato lo scoglio dell'età in cui è così piccola, dopo sarà più facile (mentre sarebbe più difficile togliere l'abitudine del telefono, un po' come togliere il ciuccio – altra cosa che per fortuna mia figlia non ha mai voluto).

E poi la sera la notizia tanto attesa: Eva di @ilfruttodellapassione (ne ho parlato nel post precedente), è stata operata e ora sta bene (per quanto bene si possa stare dopo un'operazione così). Non è finita qui, ma il primo ostacolo gigante è stato superato, e quindi ieri sera ho silenziosamente brindato anche a lei, mentre mi godevo le risate di una bimba che anche quando è stanca non molla davvero mai. 
Perché non bisogna mollare mai.

Commenti

Mareva ha detto…
Un sacco di piccole/grande belle notizie.

E la vita torna ad avere senso <3
Miky ha detto…
Il senso sta sempre nei dettagli, alla fine!
:) un bacio
Franco Battaglia ha detto…
Belle notizie a corredo di una bimba che insegue i piccioni... p.s. ieri a cena da amici con due figli di 3 e 6 anni.. ci ho giocato tutta la sera, felice alla fine di tornarmene nella mia quiete di pace e silenzio...
Miky ha detto…
eh caro @franco è quel che dicono in molti: mi piacciono i bambini, ma solo qualche ora. Be', ovvio che non sono figli tuoi e quindi manca tutto il resto: l'amore incondizionato che provi per loro, il legame indissolubile che da quando nascono in poi ci sarà sempre, cose che contribuiscono a sopportare le fatiche e le "privazioni". Del resto se uno desidera cose che sa che i figli gli toglierebbero, fa bene a non fare figli, secondo me (e a giocare con quelli degli altri: i genitori ringraziano!)
bob ha detto…
Continua a farla viaggiare la bimba e te ne sara' grata per sempre.
Miky ha detto…
lo penso anch'io @bob, mi piacerebbe farlo di più, ma intanto facciamo quel che possiamo

Post popolari in questo blog

Il mondo muto di Hector Mann

Insomma, Paul Auster. Il libro delle illusioni . David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata. Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo. E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere de...

Prime volte

Sono una grande fan delle prime volte, d'altra parte, chi non lo è. Sono irripetibili, anche se sono cose che poi ripeti, poche o tante volte, ma le prime restano indelebili, nel bene e nel male. Non sempre sono belle, il che depone a favore delle seconde, terze ed ennesime, a volte però sono straordinarie. Per fortuna che sono accadute, anche se peccato che non possano riaccadere allo stesso modo. Non ho mai sofferto di grandi nostalgie, ma si sa, l'età a volte fa questi scherzi. E comunque si cambia e anche questo ha una sua bellezza. Anche l'esperienza ha la sua parte di meraviglia. Non so perché si demonizzi sempre il trascorrere del tempo, ci si affanni nella corsa a cercare di andare all'indietro, continuare a sembrare giovani – sembrare chi non si è. Non ho voglia di sembrare chi non sono, una lotta che in qualche modo ho portato avanti da sempre. Non mi trucco per non nascondermi, non significa che non mi prendo cura di me. Non ho le sopracciglia dipinte e non m...

Sgretolarsi e (forse) ricomporsi

Provo a tenermi insieme, ma più spesso di quanto vorrei sento di sgretolarmi. Provo a tenere insieme tutte le parti di me che conosco, quelle che conosco meno, quelle che cerco di coltivare e provo a tagliare le parti che vorrei abbandonare, i famosi rami secchi, eppure ancora non c'è un tutt'uno. A volte mi pare che la risposta sia lì, a portata di mano. E forse lo è e solo io remo contro, mentre allungo il braccio. Ma tutta intera non mi ci sono mai sentita, nemmeno quando leggevo Caproni e credevo di capire tutto (ma avevo quindici anni e di sicuro non capivo niente). Provo a tenermi insieme e a capire a chi devo credere, di cosa fidarmi, chi temere. Percepisco un errore nel sistema e non so se tentare ancora di ripararlo o uscire a godermi il bel tempo. Dovrei propendere per la seconda, ma si sa, sono testarda. Oltre a cercare di tenere insieme me, cerco di tenere insieme anche tutto ciò che c'è fuori. Impresa titanica a dir poco che dovrei proprio lasciar perdere, ma a...