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A.V.

Di tanto in tanto questa storia mi ritorna in mente. Sono passati più di 20 anni ormai, ma ogni tanto ripenso ancora ad A.V. Stamattina mentre cercavo di rubare ancora un po' di riposo alle prime luci del mattino, A.V. mi è tornato in mente come un lampo.
A.V. era un ragazzino ma io ero più ragazzina di lui. Quando lo conobbi per la prima volta, erano le voci degli altri a raccontarmelo. Ragazzo in affido, con una storia alle spalle di cui non so nulla perché nessuno me l'ha mai raccontata bene, era noto per essere un po' casinaro. Ma a conti fatti, penso non facesse nulla di che. Però lo conoscevano tutti, passava con la sua Vespa rosa e lasciava il segno. 
Quando seppi di lui, della sua esistenza, quando lo vidi davvero per la prima volta eravamo al centro estivo. Le ragazzine erano divise fra quelle mezze innamorate (il tipo bello e un po' dannato, ma mi fa ridere adesso definirlo così, era davvero solo un ragazzino pure lui) e quelle che mostravano disinteresse, o prendevano in giro le altre. Io fingevo una muta indifferenza, ma lo osservavo con curiosità.
La prima volta che mi salutò, una sera che passeggiavo per il paese con mia mamma e una vicina di casa, pensai "Ma pensa, si ricorda di avermi vista al centro estivo?".
Quando dopo una gita, sempre quell'estate, si sedette sull'autobus accanto a me, al ritorno, e mi lasciò scendere solo dopo che erano scesi tutti, pensai "Ma, gli piaccio?" (che stupida, certo che gli piacevo, ma ritenevo la cosa impossibile). Ero timida e be', avevo sì e no dodici anni, quindi mi sentivo molto impacciata. Ricordo a malapena cosa mi disse, qualcosa sulla cassetta dei Metallica che mi ero portata via in gita, e credo di avergli detto di lasciarmi scendere, cosa che lui fece dopo avermi guardata un attimo in silenzio.
Ricordo che poi durante l'anno scolastico dalla corriera lo vedemmo in Vespa dietro di noi a fare lo scemo e noi a fargli gestacci non so bene perché. E poi in primavera durante la sagra mi ferma mentre cammino e mi chiede "Ma perché mi avete fatto i gestacci" e io "Niente, stavamo solo scherzando". Poi i suoi amici hanno iniziato a prenderlo in giro perché stava parlando con me, dicendogli di smetterla di provarci, gli ho chiesto scusa imbarazzata ma anche felice che avesse fermato proprio me. Poi siamo andati ognuno per la propria strada. 
Giuro che gli incontri con lui sono stati solo questi, oltre al periodo precedente, quello del centro estivo. E forse l'avrò visto sporadicamente in giro, ma secondo me quello in cui gli ho chiesto scusa credo fosse l'ultimo. Io ero sempre stupita che anche solo sapesse chi ero, e che sapesse che esistevo. Oggi mi chiedo se volesse dirmi anche altro...

Un po' di tempo dopo quell'ultimo incontro, lo trovarono impiccato nella sua stanza, all'orfanotrofio. Immagino non fosse più con la famiglia in affido nel paese dove vivevo io. Non so perché, come funzionino queste cose. Non ho idea di quale oscura storia avesse alle spalle, con quale buio si trovasse a dover convivere. Mi ricordo il forte contrasto fra quello che mi si diceva (è un piantagrane) e l'immagine che avevo io di lui. Finsi indifferenza anche alla sua morte, in fondo non lo conoscevo mica. Ma dentro mi sentivo anch'io un che di buio. Io di lui avevo visto solo una dolcezza mascherata da spacconeria. Con me era stato sempre gentile. Ora, dopo vent'anni e con nessun rapporto vero con lui, vi giuro che il suo sguardo me lo ricordo ancora bene. Quell'estate, finalmente ero diventata più grande, finalmente forse sarei stata pronta a parlare con lui in modo più maturo, e lui si era tolto la vita. Badate bene, non è che pensassi a lui di continuo, ma ogni tanto mi veniva in mente. E adesso, di colpo, volevo poter ascoltare cosa aveva da dire. 
Credo sia una delle storie più tristi che mi riguardano, anche se mi riguardano solo molto molto indirettamente. Non oso nemmeno immaginare il dolore della famiglia, della famiglia affidataria, di chi gli era stato amico, delle ragazze insieme alle quali era stato (ne conoscevo almeno una, ma non così in confidenza da farmi raccontare qualcosa di lui). 
So di non essere stata cattiva, so che ero solo troppo piccola e troppo timida per accettare le attenzioni di un ragazzo, e so che tutto il resto non c'entrava nulla con me. E non penso che avrei mai potuto cambiare le cose, anche se chissà. Eppure è uno dei pochi episodi della mia vita in cui mi chiedo davvero: Sarebbe potuto essere diverso da così? 

Io non credo in Dio, nell'aldilà e in null'altro, ma di tante persone che mi piacerebbe sapessero che ogni tanto ci penso, sono sincera se vi dico che A.V. è fra queste. 

Commenti

MikiMoz ha detto…
Non avrei mai detto, leggendo la tua storia, che potesse avere un finale tanto tragico.
Davvero non si sa cosa nascondesse questo ragazzo? Per compiere qualcosa di questo tipo, immagino cose gravi.

Moz-
Miky ha detto…
Be' Moz, io non lo so, chi gli era vicino senz'altro...
Anonimo ha detto…
Una storia vera, purtroppo triste, ma di questo Miky non puoi ovviamente assumerti colpa alcuna. Certo ci ho pensato anche io, la storia sarebbe cambiata se tu avessi dato più attenzioni a lui? Possibile, certo ti saresti caricata di importanti responsabilità, perché al destino ci si può ribellare, ci si può ribellare appunto, ma non è garantito che ci si riesca. Forse avresti vissuto questa triste storia ancor più da vicino e certo che questa storia avrebbe cambiato anche a te. O no?
Miky ha detto…
Infatti @Riky le cose potevano andare diversamente, in moltissimi sensi, non per forza positivi. La cosa che mi ricorda sempre questa storia è che quando sfioriamo le vite degli altri non sappiamo mai bene cos'è che stiamo sfiorando, se una roccia o un fiore fragilissimo, quindi vale la pena ascoltare quel che hanno da dirci, se stanno cercando di dirci qualcosa.

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