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L'importanza di chiamarsi

Stavo leggendo un post su nome e identità, e mi sono resa conto di una cosa, alla quale per la verità di tanto in tanto avevo pensato, ma senza darle un gran peso... e cioè il fatto che mio marito non mi chiama mai per nome. Abbastanza normale, a dirla tutta, perché mi chiama Amore o con altri nomignoli da lui coniati apposta per me... Ma in effetti se mi chiamasse per nome – intero o abbreviato – mi suonerebbe davvero molto strano. A dirla tutta nemmeno io lo chiamo quasi mai per nome, è proprio raro, tranne quando parlo di lui in terza persona con altri. Ma lui credo che in terza persona con altri si riferisca più spesso a me come "la mia donna", che pure è molto carino, seppur possessivo.
Insomma, io credo di sapere quale sia il limite del mio nome (che tra l'altro mi piace molto): il fatto che la madre di suo figlio si chiami proprio come me. Un dettaglio che di certo tutti voi non conoscevate. Una cosa che tra l'altro a volte ha creato qualche imbarazzo nei primi tempi – non a noi, io ci ho sempre riso sopra – ma che mi dispiace crei questa specie di barriera, se in effetti la crea. (Non è che mi sono fatta le mie fantasie, una volta lui deve avermelo accennato, ma era una cosa così, en passant, alla quale non ho dato gran peso).
Quindi, mi sono posta questo obiettivo: vorrei proporgli di sforzarsi di chiamarmi per nome, di tanto in tanto. Non per lui, non perché voglio che lui superi questa sorta di "diffidenza" nominale, ma perché non voglio non essere abituata a sentirglielo pronunciare, e perché è vero che il nome ha la sua importanza nel riconoscersi. Sono stata a lungo la sorella di, l'amica di, la morosa di, voglio certo essere la moglie di, e anche la padrona di, ma oh, sono anche MICHELA, o Miky se si preferisce, e sono io.
Ecco, se chiede il divorzio sapete perché :D :D :D 

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