Passa ai contenuti principali

Pista da corsa


Ci sono delle cose che mi ricordano l'adolescenza come poche altre. Una di queste è un campo di terra rossa, una pista da corsa, un campo sportivo.
Io e la mia amica passavamo i pomeriggi fuori dal palazzetto, lei in attesa dei suoi allenamenti di atletica, io a far finta che un po' di quello sport potesse essere fatto anche per me.
A volte giocavamo sul retro, al campetto da basket, altre ci portavamo racchette e palline da tennis e improvvisavamo una partita di squash, ci sedevamo sulle gradinate in pietra a chiacchierare, e andavamo sulle gradinate in ferro, quelle del campo di calcio, a correre su e giù.
Parlavamo dei ragazzi che ci piacevano, e proprio lì, su quelle gradinate, la sera di qualche anno più tardi avremmo dato i nostri primi baci.
La domenica andavamo al palazzetto a guardare le partite di basket dove giocavano uno o più di quelli a cui volevamo giurare il nostro amore eterno, eterno fino almeno all'autunno successivo...
Era anche il luogo in cui facevamo i giochi della gioventù, il segno che la primavera era davvero arrivata, che la scuola stava finendo, le prime uscite in pantaloncini corti e i passi da contare per il salto in lungo, quelli per il salto in alto, i blocchi di partenza...
Era quando avevamo tutto quanto davanti, la pista era soltanto all'inizio e dovevi correre, correre per arrivare primo ad acchiapparti il tuo sogno.
Aprile per me ha il colore della terra rossa, l'ha sempre avuto.

Commenti

Mareva ha detto…
Bellissimo ricodo.

Leggeri è un piacere.
Miky ha detto…
grazie! :) questo per me è un complimento coi fiocchi :)))
Patalice ha detto…
...le cose più "normali", per non dire banali, per gli altri, sono la molla che ci scatena... piacevoli atmosfere le tue
Miky ha detto…
eh sì, quelle robine minuscole che ti arredano casa portando un po' di calore (e colore!) :)

Post popolari in questo blog

Il mondo muto di Hector Mann

Insomma, Paul Auster. Il libro delle illusioni . David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata. Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo. E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere de...

Sgretolarsi e (forse) ricomporsi

Provo a tenermi insieme, ma più spesso di quanto vorrei sento di sgretolarmi. Provo a tenere insieme tutte le parti di me che conosco, quelle che conosco meno, quelle che cerco di coltivare e provo a tagliare le parti che vorrei abbandonare, i famosi rami secchi, eppure ancora non c'è un tutt'uno. A volte mi pare che la risposta sia lì, a portata di mano. E forse lo è e solo io remo contro, mentre allungo il braccio. Ma tutta intera non mi ci sono mai sentita, nemmeno quando leggevo Caproni e credevo di capire tutto (ma avevo quindici anni e di sicuro non capivo niente). Provo a tenermi insieme e a capire a chi devo credere, di cosa fidarmi, chi temere. Percepisco un errore nel sistema e non so se tentare ancora di ripararlo o uscire a godermi il bel tempo. Dovrei propendere per la seconda, ma si sa, sono testarda. Oltre a cercare di tenere insieme me, cerco di tenere insieme anche tutto ciò che c'è fuori. Impresa titanica a dir poco che dovrei proprio lasciar perdere, ma a...

Tuffi

Cercando un'informazione di cui avevo bisogno fra i messaggi WhatsApp con mio marito, ho trovato conversazioni risalenti a una delle tante vita di prima, più precisamente quella in cui nostra figlia era molto piccola e io lavoravo solo il pomeriggio. Trascorrevamo le mattinate insieme, inforcavo la bici e la portavo al parco, tornavamo a casa e faceva un riposino mentre preparavo il pranzo, insomma, tutte quelle cose che mi sembrano lontane anni luce, ormai. È stato un momento molto tenero, con svariati piccoli tuffi al cuore al comparire di una foto di lei addormentata sul divano mentre guardava George la scimmia o di quando ancora mangiava il pesce senza lamentarsi. Durante le vacanze, un giorno eravamo in acqua a San Vito lo Capo e Ale le stava facendo fare i tuffi in acqua, a proposito di tuffi, e a un certo punto ha detto: "Godiamocela finché è ancora così, perché durerà ancora poco". Altro tuffo al cuore. Uccisa. Vacanza rovinata. Grazie tante. No, scherzo, però ci ...