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Guardate che i titoli non sono semplici da trovare.

Non ce la faccio più! (Da leggere con accento piemontese, come lo pronuncia Magda su Bianco, rosso e Verdone).
A dire il vero ce la faccio, anche se alla fine della scorsa settimana pensavo che non sarei sopravvissuta a caldo e lavoro, poi siccome a volte le cose cambiano del tutto inaspettatamente, è arrivata la tempesta che ha portato un po' di fresco; in più è saltata la lavorazione di un libro che doveva essere urgente (una cosa che non mi capita mai, ma stavolta è capitata al momento opportuno).
Nonostante il ritmo sia stato meno serrato di quel che pensavo, non vedo l'ora che arrivi sabato mattina, visto che partiamo per 3 giorni in Alta Badia, a prendere fresco, relax, passeggiate e tutto quel che viene.
Quindi forza, ancora un piccolo sforzo, poi almeno per tre giorni posso staccare del tutto la spina e godermi un po' di - diciamolo - meritatissimo riposo.
Devo dire che questo fine settimana ne ho approfittato per togliermi qualche cosa che DOVEVO assolutamente fare prima di qualunque partenza, cioè comprarmi delle cose che mi servivano, e quindi il fatto di pensare di non avere un minimo di tempo, tutto sommato, mi è stato utile per fare tutto un po' prima, e non all'ultimo come al solito. Mi rimane da rinnovare la carta d'identità, ma per quello ho ancora tempo (le ultime parole famose?).
Ho bisogno di cambiare aria e panorama, cosa che a un certo punto mi capita tutti gli anni, e per fortuna non troppo spesso, altrimenti conciliare il lavoro e il resto della vita con la voglia di prendere e riempire una valigia, seppur piccola, sarebbe alquanto complicato. O forse anche no, chi lo sa. Proveremo, magari.
Ho una grandissimissima voglia di cercare un'altra casa! Questa "posizione" sapevo che era temporanea (casa piccola se si vuole allargare un giorno la famiglia, e logisticamente scomoda per me che mi sposto soprattutto in treno). Stamattina pensavo che mi piacerebbe poter trapiantare questa casetta a PN, luogo in cui si possono conciliare le esigenze familiari del moroso e quelle logistiche mie. Però il problema della grandezza rimarrebbe comunque. (Ovviamente da questo trapianto i vicini sarebbero esclusi.)
Comunque, quando e se troveremo un'altra sistemazione, so che questa casa non mi mancherà. Non che non le sia ormai legata, è la prima dove siamo venuti a convivere e molte cose sono nate e cresciute qui, ma per fortuna io ai luoghi non mi ci affeziono troppo. E poi, diciamocelo, Roveredo è proprio un paese der cazzo. Senza offesa eh (o anche: offendiamo pure), ma è un buco (il che mi va anche bene a dirla tutta), ma è proprio bruttino. La cosa buona è che ha tanti campi (canetto ringrazia), il fresco rispetto a 10 minuti più giù (sì be', fresco vagamente percettibile nelle giornate meno afose) e... mah, non so se ci sono altre cose positive, a parte forse Fabrizio, un tipo disabile molto simpatico che saluta e si ferma a parlare sempre con tutti, anche chi non conosce (canetto, però, qui non ringrazia, visto che ha una paura folle di uomini e oggetti dotati di ruote, e le due cose insieme non gli garbano affatto). Se ci aggiungiamo che: qui per la maggior parte del tempo oltre a viverci ci lavoro anche, che la base di Aviano è vicinissima e ogni tanto partono allarmi strani oltre che aerei rumorosi, e che sempre dalla base americana ogni giorno alle cinque meno un quarto mi devo sorbire prima l'inno nazionale italiano e poi quello americano (o viceversa, non ricordo in che ordine; va be' quest'ultima cosa non è poi così grave...), ecco, diciamo che non mi mancherà NULLA. E poi a me spostarmi piace (ma i traslochi purtroppo sono una vera rottura di palle, questo non si può certo negare, fortunatamente nell'altro trasloco è stato buttato via il buttabile, e la maggior parte dei mobili sono ikea, quindi niente di pesante, se si esclude il divano. E il frigo. E tutti quei libri. E speriamo che la cameretta di Samu sopravviva agli spostamenti. Va be', è presto per preoccuparsi).
Al di là di tutte queste divagazioni ed elucubrazioni sui luoghi e i non-luoghi, ve l'ho detto che mi hanno telefonato per farmi i complimenti per una poesia che ho scritto per un concorso? Mi hanno elogiata moltissimo, dicendomi poi che se volevo pubblicarla, insieme ad altre poesie, dovevo pagare un tot di euro (naturalmente mi avrebbero mandato un non-ricordo-che-numero di copie della raccolta). Be', ho rifiutato, ovviamente. Però rimane che mi hanno elogiata per quei versi (o forse faceva solo parte della strategia di marketing). Fatto sta che il mio orgoglio si è gonfiato moltissimo, e ora devo provare a inviarla ad altri concorsi, così vediamo un po' se era davvero bella. (Eh, scusate, se è davvero bella merito un premio io, no?)
Anyway, tutto ciò è accaduto ancora durante l'inverno, ma ho avuto solo adesso un flash su questa cosa, che purtroppo finisce nel dimenticatoio a causa del tanto-da-fare-sempre-di-corsa. Forse dovrei anche scriverne altre, già che ci sono.
Inoltre (lo so che sto scrivendo un'accozzaglia di roba, ma non mi capita più tanto spesso di aggiornare il blog, e forse ad agosto avrò anche voglia di far altro) qualche giorno fa mi sono messa (non chiedetemi perché, non lo so) a rileggere la mia tesi di laurea, cioè la seconda, quella della quinquennale e, a parte che arrossivo per la vergogna di rileggere cose mie vecchie (come con i temi d'italiano di medie e superiori) devo dire che c'erano spunti interessanti che, avendone avuto il tempo, sarebbe valsa la pena di approfondire. Secondo me, un giorno vi dedicherò un bel post, se ho un minimo di ispirazione.
Comunque la tesi parlava dell'autobiografia di un tizio austriaco che non conosce nessuno e che di autobiografie ne ha scritte addirittura tre, ma non è tanto il tizio a interessarmi, ma altre cose più teoriche, e soprattutto una frase, che non a caso era nel titolo della tesi stessa ("è solo una riscrittura della realtà", vi risparmio il tedesco...). Non so perché ci ho pensato, l'altro giorno, a quella frase, ma credo che tutto si leghi anche alla questione blog/diario, scrittura riguardante se stessi e il travisamento di noi stessi tramite noi stessi e le nostre parole. L'impossibilità dell'oggettività. E secondo me c'entra un po' anche con i social network e il nostro modo di "presentarci" al mondo attraverso questi mezzi. Non facciamo altro che presentarci al mondo, come se al mondo importasse qualcosa! Però ciò non significa certo che dobbiamo smettere di farlo, forse spesso va cambiato il motivo. O il modo. Non ci ho ancora pensato, perciò la butto solo lì.
Caspita, quanto sono finita sul serio-filosofico-psicologico e pure un po' sociologico, in questo post!
Bene, ora la smetto di tediarvi con le mie elucubrazioni pomeridiane, e mi godo un po' di pace, visto che poi domani sarò in studio a Udine e non so se sarà una giornata tanto rilassante...

Buon agosto a tutti!

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