Passa ai contenuti principali

I muri intorno

Ora lo so che non sono fatta per sopportare la sofferenza. Non la mia, quella degli altri. La mia la sopporto abbastanza bene, credo, dopo lo smarrimento iniziale. Se è una sofferenza più profonda, una di quelle che ti si radicano nel cuore come un'erbaccia selvatica, quella allora di tanto in tanto riemerge. A volte riemerge appena in tempo perché la estirpi con un taglio netto, a volte si insinua subdola e invisibile all'interno di ogni piega, finché non fuoriesce tutta, implacabile tenace e insistente. E allora va smantellata con calma e pazienza, finché è sotto controllo abbastanza da lasciarti respirare.
Ma quella degli altri non la puoi strappare via. Vorresti e non puoi. E finora sono stata fortunata, non perché ho sofferto poco, ma perché hanno sofferto poco le persone più vicine. E se hanno sofferto non erano così vicine come lo sono altre, e comunque i tempi di ripresa sono sempre stati abbastanza brevi. O almeno così all’apparenza. O forse ho voluto essere cieca.
«Di quanti ciechi ci sarà bisogno per fare una cecità?» ha scritto Saramago, che proprio oggi è morto.
Leggo la Allende e ne invidio la profonda e sudamericana capacità di soffrire in modo tanto acuto ma altrettanto catartico.
Ma probabilmente è per tutti lo stesso, lo stesso gioco infinito di impotenza e attesa, e di dolore e di gioie. Di egoismo e senso di colpa.
Siamo già quasi tutti ciechi, ed è già quasi tutta cecità. Ma si sa, che in un mondo di ciechi il guercio è re.
Ora, che i guerci non chiudano un occhio è essenziale.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il mondo muto di Hector Mann

Insomma, Paul Auster. Il libro delle illusioni . David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata. Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo. E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere de...

Prime volte

Sono una grande fan delle prime volte, d'altra parte, chi non lo è. Sono irripetibili, anche se sono cose che poi ripeti, poche o tante volte, ma le prime restano indelebili, nel bene e nel male. Non sempre sono belle, il che depone a favore delle seconde, terze ed ennesime, a volte però sono straordinarie. Per fortuna che sono accadute, anche se peccato che non possano riaccadere allo stesso modo. Non ho mai sofferto di grandi nostalgie, ma si sa, l'età a volte fa questi scherzi. E comunque si cambia e anche questo ha una sua bellezza. Anche l'esperienza ha la sua parte di meraviglia. Non so perché si demonizzi sempre il trascorrere del tempo, ci si affanni nella corsa a cercare di andare all'indietro, continuare a sembrare giovani – sembrare chi non si è. Non ho voglia di sembrare chi non sono, una lotta che in qualche modo ho portato avanti da sempre. Non mi trucco per non nascondermi, non significa che non mi prendo cura di me. Non ho le sopracciglia dipinte e non m...

Sgretolarsi e (forse) ricomporsi

Provo a tenermi insieme, ma più spesso di quanto vorrei sento di sgretolarmi. Provo a tenere insieme tutte le parti di me che conosco, quelle che conosco meno, quelle che cerco di coltivare e provo a tagliare le parti che vorrei abbandonare, i famosi rami secchi, eppure ancora non c'è un tutt'uno. A volte mi pare che la risposta sia lì, a portata di mano. E forse lo è e solo io remo contro, mentre allungo il braccio. Ma tutta intera non mi ci sono mai sentita, nemmeno quando leggevo Caproni e credevo di capire tutto (ma avevo quindici anni e di sicuro non capivo niente). Provo a tenermi insieme e a capire a chi devo credere, di cosa fidarmi, chi temere. Percepisco un errore nel sistema e non so se tentare ancora di ripararlo o uscire a godermi il bel tempo. Dovrei propendere per la seconda, ma si sa, sono testarda. Oltre a cercare di tenere insieme me, cerco di tenere insieme anche tutto ciò che c'è fuori. Impresa titanica a dir poco che dovrei proprio lasciar perdere, ma a...