Cercando un'informazione di cui avevo bisogno fra i messaggi WhatsApp con mio marito, ho trovato conversazioni risalenti a una delle tante vita di prima, più precisamente quella in cui nostra figlia era molto piccola e io lavoravo solo il pomeriggio. Trascorrevamo le mattinate insieme, inforcavo la bici e la portavo al parco, tornavamo a casa e faceva un riposino mentre preparavo il pranzo, insomma, tutte quelle cose che mi sembrano lontane anni luce, ormai. È stato un momento molto tenero, con svariati piccoli tuffi al cuore al comparire di una foto di lei addormentata sul divano mentre guardava George la scimmia o di quando ancora mangiava il pesce senza lamentarsi.
Durante le vacanze, un giorno eravamo in acqua a San Vito lo Capo e Ale le stava facendo fare i tuffi in acqua, a proposito di tuffi, e a un certo punto ha detto: "Godiamocela finché è ancora così, perché durerà ancora poco".
Altro tuffo al cuore. Uccisa. Vacanza rovinata. Grazie tante. No, scherzo, però ci ripenso ogni volta che la vedo e mi rendo conto di quanto sia diventata alta, grande in generale, di quanto sembri sfuggire via. Lei è ancora una piccola cozza, soprattutto con la mamma, e me ne sono resa conto ancor di più durante questo mese in cui è sempre stata con noi, e ancora di più ora che va dai nonni mentre lavoriamo e rientra evidentemente desiderosa di casa. E così, prima di cena, se c'è il tempo di farlo, ci mettiamo in modalità cozza-scoglio sul divano, a guardare Goku o i Thunderman. Lei è gigante ora fra le mie braccia e pensare che fino a tutto l'anno scolastico scorso al mattino il tragitto camera-cucina glielo facevo fare in braccio a me. Ora non posso più, altrimenti la mia schiena mi manderebbe sonoramente (e dolorosamente) a fare in culo, quindi durante l'estate il tragitto camera-cucina da "in braccio" si è trasformato in "per mano".
Una bella immagine del graduale cambiamento del rapporto mamma-figlia. Uccisa di nuovo.
"Sei più grande fuori di quanto sei dentro" ha detto sempre Ale, qualche sera fa, mentre eravamo seduti sul divano con lei che faceva la sciocca per ritardare il momento di andare a dormire.
Deve smetterla con questa saggezza da papà, ché i cuori non sono fatti per fare tutti questi tuffi e prima o poi si schiantano.
Sparisco. Divento sempre più piccola e poi sparisco. «e io mi sento, io mi sento, io mi sento vagamente ridicolo» (va letta cantando) Mi sento piccola e ridicola e scompaio. Un buco nero, come nella canzone de i cani. Non posso contare più tutte le volte in cui è successo, perché ho permesso agli altri di farmi sentire così. Scontata. Inutile. Piccola. Non conto le volte in cui solo poi mi sono resa conto che ti mettono una mano sulla testa per schiacciarti giù in modo da sentirsi più grandi. Bravi, un applauso. Non conto certo nemmeno gli errori che ho fatto io, ma mai per rimpicciolire nessuno. Per insicurezza, senza dubbio. Per bisogno di attenzioni, sicuramente. Niente di edificante, certo, ma mai intenzionata a distruggere un altro per sentirmi migliore. E invece c'è chi lo fa, chi gioca, manipola, ti fa credere cose che non sono, ti tratta come se non importasse per sentirsi importanti, finché poi non importi davvero più. Bravi, un applauso anche a voi. Sono sparita e diventa...
Commenti
E-mail: kristinajohansson08@gmail.com