Passa ai contenuti principali

Esplosione solare

Ultimamente aggiorno poco, scrivo poco, leggo anche poco. Voglio pensare che sia il periodo, oltre al lavoro che impegna, e la famiglia che impegna dopo il lavoro, ma non sono sicura che il motivo sia questo. Forse ho perso slancio, o forse ho perso motivazione. Non saprei. Ma qualche cosa la dico, così, tanto per farvi sapere come va.

1- Sono stata costante e ormai corro circa un giorno sì e uno no. Oggi ho sfiorato i 5km a 5'33'' al km e sono orgogliosa di me.
Ma soprattutto, mi sento bene, mi sfogo fisicamente e libero il cervello dai pensieri, nonostante non sia la mia attività preferita.

2- Mi ostino a leggere, anche se ho avuto qualche settimana di sconforto che mi ha fatto passare la voglia.

3- Per l'ennesima volta, sento che vorrei dirigere le cose un po' più in su, alzare un po' l'asticella, ma non so bene come. Ci rifletto, cercando di capire come fare, per una volta, a scansare o cavalcare l'ondata di impegni con cui ogni volta la vita riesce a sopraffarmi. E anche le distrazioni, gli autosabotamenti... eh, ce n'è di cose.

4- Durante queste settimane di scuola chiusa, Ale ha insegnato a Dafne ad andare in bici senza rotelle, una cosa che prima dei cinque anni mi sembra un gran bel traguardo. Ormai possiamo andre in giro ognuno con la propria bicicletta, e lei diventa grande e a me scende qualche lacrima.

5- Da un paio di mesi ho un gruppo di amiche su Telegram, amiche che non conosco davvero ma ci siamo trovate. E sono felice di averle (ma anche un po' gelosa di parlarne).

Stefánsson riesce a darmi pace. Non so com'è o come non è, ma il suo modo di scrivere mi catapulta nelle sue terre (l'Islanda) nei silenzi, negli ampi spazi, circondati da un mare cupo. Ma usa parole, a volte, che mi spiazzano. Ve ne regalo un po'.

«Al suo cospetto ogni momento sembra diventare poesia, una musica sfrontata. È la risposta di Dio alla morte, quando il Signore non riuscì a salvare l'uomo dalla notte eterna e gli donò invece questa luce particolare, questo fuoco che da allora gli scalda le mani e lo incenerisce, che trasforma i tuguri in una scala per il paradiso, i palazzi in rovine desolate, l'allegria in solitudine. La chiamiamo amore, è l'unica parola che ci è venuta in mente.
Da sempre la storia dell'uomo, di tutto il genere umano, si è concentrata, in modo dissimulato o palese, sul cercare questa forza, goderne, odiarla, sentirne la mancanza, sfuggirle, che però è inutile, è una fuga che ci amareggia e ci fa disperare, ci trasforma in ubriaconi, in eterni fuggiaschi, in suicidi. La risposta di Dio alla morte. La fiamma che ci scalda le mani, che manda in cenere l'intera esistenza, il dono che è stato fatto al mondo all'inizio dei tempi, una forza delicata e irriguardosa. Non chiede mai l'indirizzo, in che parte di mondo ti trovi, non chiede di giustizia o iniquità, non ha nessun interesse per la tua posizione, la dignità, le vittorie o le umiliazioni, davanti a lei sono tutti uguali, non ha rispetto per nessuno, non sei mai al sicuro, sempre indifeso, niente può proteggerti, né l'intelletto, né la fede, la filosofia degli ultimi tre secoli, l'esperienza di anni [...]
Una meteora, una corda di violoncello, trasforma il meglio in peggio, il peggio in meglio, non chiede nemmeno se sei sposato, se sei felice, se mantieni un invidiabile equilibrio; si può introdurre a forza dentro di te come un barbaro, un selvaggio – un'esplosione solare che ti distrugge la vita, che rende abitabili i deserti.»

Jón Stefánsson, I pesci non hanno gambe

 

Questa tirata è pazzesca, mi è piaciuta moltissimo, e con questa vi lascio, ché ho libri da finire di correggere e un caffè da andare a bere.

A presto amici :)

Commenti

Francesco ha detto…
per quanto riguarda il punto 1 non posso che plaudirti, da runner in disarmo
Miky ha detto…
grazie @Francesco alla fine sono i progressi che stimolano a continuare...

Post popolari in questo blog

Tenere il punto

Sparisco. Divento sempre più piccola e poi sparisco. «e io mi sento, io mi sento, io mi sento vagamente ridicolo» (va letta cantando) Mi sento piccola e ridicola e scompaio. Un buco nero, come nella canzone de i cani. Non posso contare più tutte le volte in cui è successo, perché ho permesso agli altri di farmi sentire così. Scontata. Inutile. Piccola. Non conto le volte in cui solo poi mi sono resa conto che ti mettono una mano sulla testa per schiacciarti giù in modo da sentirsi più grandi. Bravi, un applauso. Non conto certo nemmeno gli errori che ho fatto io, ma mai per rimpicciolire nessuno. Per insicurezza, senza dubbio. Per bisogno di attenzioni, sicuramente. Niente di edificante, certo, ma mai intenzionata a distruggere un altro per sentirmi migliore. E invece c'è chi lo fa, chi gioca, manipola, ti fa credere cose che non sono, ti tratta come se non importasse per sentirsi importanti, finché poi non importi davvero più. Bravi, un applauso anche a voi. Sono sparita e diventa...

Prime volte

Sono una grande fan delle prime volte, d'altra parte, chi non lo è. Sono irripetibili, anche se sono cose che poi ripeti, poche o tante volte, ma le prime restano indelebili, nel bene e nel male. Non sempre sono belle, il che depone a favore delle seconde, terze ed ennesime, a volte però sono straordinarie. Per fortuna che sono accadute, anche se peccato che non possano riaccadere allo stesso modo. Non ho mai sofferto di grandi nostalgie, ma si sa, l'età a volte fa questi scherzi. E comunque si cambia e anche questo ha una sua bellezza. Anche l'esperienza ha la sua parte di meraviglia. Non so perché si demonizzi sempre il trascorrere del tempo, ci si affanni nella corsa a cercare di andare all'indietro, continuare a sembrare giovani – sembrare chi non si è. Non ho voglia di sembrare chi non sono, una lotta che in qualche modo ho portato avanti da sempre. Non mi trucco per non nascondermi, non significa che non mi prendo cura di me. Non ho le sopracciglia dipinte e non m...

Il mondo muto di Hector Mann

Insomma, Paul Auster. Il libro delle illusioni . David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata. Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo. E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere de...