Passa ai contenuti principali

Camminare

Stamattina ho letto questo articolo molto bello, mi è venuta voglia di condividerlo qui. In calce troverete anche il link al sito Doppiozero, dov'è stato pubblicato. Buona lettura.

Camminare insieme

di Caterina Bonvicini


Fino a poco tempo fa, collegavo l’atto di camminare al pensiero e alla scrittura. Del resto, non c’è movimento umano più intellettuale, e tutta la letteratura intorno a questo tema lo dimostra. Il tuo passo rivela il tipo di curiosità che hai per il mondo, ai tuoi piedi non puoi mentire. Io, per esempio, sono un flâneur, anzi una flâneuse, e mi riconosco in una precisa tradizione. Non sono ambiziosa, le mete non mi interessano, preferisco perdermi per arrivare al dunque, scoprire una strada nuova per caso, distrarmi per emozionare la mia attenzione.
Ma ultimamente mi sono accorta che questa metafora si può allargare. Non è mica necessario viverla in termini così solitari. Camminare insieme, per esempio, è un dialogo. Come ogni dialogo muto, come ogni dialogo puramente fisico, ti mette di fronte a una verità anche quando non vuoi. Se ci fai caso, il tuo modo di camminare insieme a qualcuno dice tutto sulla relazione che hai con l’altro. C’è chi è troppo nevrotico e tende a stare sempre qualche metro davanti a te, anche se tu gli corri dietro. Chi si stanca e si ferma e si trascina e, tenendoti sotto braccio, ti frena. Chi si appoggia, magari senza accorgersene. Chi ti strattona sempre in qua e in là, perché non sa andare dritto. E c’è chi ha il tuo stesso passo.
Quando riconosci un tuo simile camminando con lui, senti una specie di scossa che parte dall’asfalto e ti arriva dritta alla testa, attraversandoti intero. E’ un piccolo corto circuito che ha il valore di un’epifania: forse hai capito qualcosa in più sul rapporto. A volte il ritmo comune è così naturale che ti dimentichi che stai camminando con qualcuno. Ti viene in mente solo quando ti serve una mano per tirare fuori qualcosa dalla borsa e allora ti ricordi che la tua mano è impegnata a stringerne un’altra. Ti volti e non ci credi, senti il bisogno di controllare. Effettivamente è così: non sei solo, c’è una persona che sta avanzando con te. Ti spunta un sorriso, sei un po’ sorpreso.
La direzione non conta e nemmeno lo spirito del camminare. Tu puoi essere un flâneur e l’altro può essere uno che ha bisogno di avere una meta. Se il ritmo funziona, può cominciare anche lo scambio. Una volta si punta un traguardo e quella dopo ci si perde insieme, perché no.
Dopotutto, per costruire una bella andatura di coppia bisogna attraversare terreni diversi, e neanche tanto metaforicamente: infilare i piedi nella sabbia, sperimentare sentieri tortuosi di montagna, sgambettare veloci al freddo per raggiungere un ristorante o camminare pigramente per il centro di una città per far passare il pomeriggio. Saltare pozzanghere, sudare sotto la calura estiva, sostenersi quando si scivola, scendere dandosi il braccio almeno un milione di scale. Se non ti annoi a camminare con qualcuno in silenzio, hai davvero qualcosa da dire a quella persona.
Un caro amico che viene dall’Iran un giorno mi ha insegnato un proverbio persiano. Dice: «Per conoscere realmente qualcuno ci devi mangiare, dormire e viaggiare insieme». Io aggiungerei «camminare».

dalla pagina doppiozero.com/materiali/camminare/camminare-insieme

Commenti

Post popolari in questo blog

Tenere il punto

Sparisco. Divento sempre più piccola e poi sparisco. «e io mi sento, io mi sento, io mi sento vagamente ridicolo» (va letta cantando) Mi sento piccola e ridicola e scompaio. Un buco nero, come nella canzone de i cani. Non posso contare più tutte le volte in cui è successo, perché ho permesso agli altri di farmi sentire così. Scontata. Inutile. Piccola. Non conto le volte in cui solo poi mi sono resa conto che ti mettono una mano sulla testa per schiacciarti giù in modo da sentirsi più grandi. Bravi, un applauso. Non conto certo nemmeno gli errori che ho fatto io, ma mai per rimpicciolire nessuno. Per insicurezza, senza dubbio. Per bisogno di attenzioni, sicuramente. Niente di edificante, certo, ma mai intenzionata a distruggere un altro per sentirmi migliore. E invece c'è chi lo fa, chi gioca, manipola, ti fa credere cose che non sono, ti tratta come se non importasse per sentirsi importanti, finché poi non importi davvero più. Bravi, un applauso anche a voi. Sono sparita e diventa...

Prime volte

Sono una grande fan delle prime volte, d'altra parte, chi non lo è. Sono irripetibili, anche se sono cose che poi ripeti, poche o tante volte, ma le prime restano indelebili, nel bene e nel male. Non sempre sono belle, il che depone a favore delle seconde, terze ed ennesime, a volte però sono straordinarie. Per fortuna che sono accadute, anche se peccato che non possano riaccadere allo stesso modo. Non ho mai sofferto di grandi nostalgie, ma si sa, l'età a volte fa questi scherzi. E comunque si cambia e anche questo ha una sua bellezza. Anche l'esperienza ha la sua parte di meraviglia. Non so perché si demonizzi sempre il trascorrere del tempo, ci si affanni nella corsa a cercare di andare all'indietro, continuare a sembrare giovani – sembrare chi non si è. Non ho voglia di sembrare chi non sono, una lotta che in qualche modo ho portato avanti da sempre. Non mi trucco per non nascondermi, non significa che non mi prendo cura di me. Non ho le sopracciglia dipinte e non m...

Il mondo muto di Hector Mann

Insomma, Paul Auster. Il libro delle illusioni . David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata. Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo. E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere de...