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that's life

Circondata dai libri, ecco il mio posto preferito dove nascondermi. Dentro le pagine, dentro le parole. Anche dei libri che leggo per lavoro, quelli che leggo per piacere, con entusiasmo o svogliatamente, sulla carta, al computer o sul Kindle. È lì che mi nascondo, e suppongo non dovrei, ma è lì che finalmente respiro quando la vita sembra sul punto di volermi togliere il fiato, di lasciarmi ad annaspare mentre tento di capire. A volte capisco di più, a volte no, ma resta che nei libri è tutto più lineare, ci sono comunque parole concrete che esprimono cose precise, dalle linee più o meno contorte, magari, ma definite, visibili. Di tutto il resto, invece, di quello che non è fatto di parole, capisco molto poco o così mi sembra, ed è per questo che a volte vengo qui a tentare di tradurlo. Tradurre la vita in parole per renderla meno spaventosa. Quando arrivai in Austria la prima volta, una domenica con tutto chiuso, l'inverno ancora nel pieno seppur fosse fine febbraio, senza un all...
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Una me perduta

L'anno è iniziato ormai da un po' e sto cercando di capire che direzione voglio dargli. Perché è stato un periodo un po' caotico, nella mia testa. Ho approfittato delle vacanze per andare a correre tanto e per leggere tanto, e devo dire che ne sono stata felice. Vorrei continuare con entrambe le cose, almeno per il tempo che mi è concesso al di là del lavoro, e credo di aver bisogno di fare qualcos'altro per sentirmi meglio. Nei momenti difficili, quando il loop di pensieri negativi porta pericolosamente verso i confini del dirupo, il modo migliore per voltargli le spalle è impegnarmi in qualcosa di concreto che mi faccia sentire meglio. Un'esperienza che mi migliori, una cosa nuova mai fatta prima, insomma, qualcosa di questo tipo. Già riprendere abitudini buone un po' abbandonate ha aiutato. È come un bisogno di sentirmi più completa, più arricchita. Ieri sono andata a correre, ho fatto 7 km in mezzo a una nebbia abbastanza bassa. Avevo la sensazione che stess...

Senza podio

A volte la sensazione è come essere in un bel posto, bellissimo perfino, un prato accanto a un bosco, il sole che filtra fra i rami, non fa né troppo caldo né troppo freddo, non c'è troppa luce né troppo buio, l'erba non punge perché non è stata appena tagliata, ma non è troppo alta e incolta, non ci sono moscerini fastidiosi, solo farfalle multicolori e api che si posano sui fiori ma non troppo vicine da spaventarti. Sei su una coperta, c'è un cestino da picnic, la compagnia è ottima, il cielo è terso, la brezza leggera, i sandwich gustosi. E poi all'improvviso ti ritrovi in mezzo a una pista da corsa, deve aver piovuto perché è tutto bagnato a terra ma ora nell'aria carica di umidità c'è una specie di nebbia sospesa, non toglie la visuale ma toglie il fiato, il cielo è grigio, la gara non sai nemmeno se è iniziata o quasi finita, per il semplice motivo che nemmeno sapevi ci fosse una gara, eppure hai il numero appuntato al petto, ma il traguardo è lontano, o f...

È di nuovo quel periodo dell'anno

Mentre qui fuori casa continuano a trapanare, la mia stabilità mentale va in pezzi e forse pure quella emotiva, è arrivato il 13 dicembre e mi sembra un buon momento come un altro per proseguire con la tradizione. Quindi, senza ulteriori indugi, dato che oggi non ho parole non dico belle ma quanto meno decenti da regalare al mondo (cioè i tre lettori che passano di qui), e per farci una risata, ecco la storia di Natale che da ormai tanti anni illumina il dicembre di questo anacronistico diario. (Non passerebbe l'esame di un sensitivity reader, ma la lascio com'è). «Per Babbo Natale non era il giorno giusto. L’idea di farsi tre o quattro volte il giro del pianeta, gridando “ho ho” a Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donner, Blitzen e Rudolf e scarrozzare per il cielo lasciandosi dietro una scia di sbriluccicanti freschi fosforescenti gli era sempre piaciuta, in fondo. Era come la notte della prima, e il tutto era molto hollywoodiano, compresa quella schifosissi...

Sottotono ma tant'è

Si avvicina Natale con un po' di senso di vuoto nell'aria e anche nello stomaco, ma fra qualche giorno posterò comunque il post di Natale perché, come chi bazzica da un po' da queste parti ormai sa fino alla nausea, ormai è tradizione del blog.  Il Secret Santa con le amiche è stato fatto anche quest'anno, ho un paio di pranzi e la pizza con il coro in vista e naturalmente ancora tutti i regali da comprare, gran parte anche da pensare. Non credo mia figlia creda davvero ancora a Babbo Natale, ma mi pare che continui ad aspettare l'evento con una certa gioia e ancora il luccichio negli occhi, quindi la magia non sembra finita. Niente giudizi, non sto riuscendo a leggere molto. Forse perché ormai voglio finire il libro di Mari, che seppur all'inizio mi avesse entusiasmato sto faticando a portare a termine. Ma anche perché la sera sono sempre distrutta e dopo due pagine mi addormento. Sono decisamente sfasata in questo autunno bizzarro. I lavori fuori casa, la manc...

Un po' novembre

Ogni volta che se ne parla tutti sembrano disprezzare novembre, che invece è un mese che ha così tanto da dire. A me piace sempre scoprirlo nelle giornate soleggiate come quelle di questi giorni, quando l'aria fredda e frizzantina del mattino lascia il posto a un tepore delicato e mai esagerato, a un cielo azzurro, limpido, terso ma senza fare male agli occhi. E poi, un paio di ore prima di tramontare la luce che si posa sulle foglie ormai rosso fuoco o giallo acceso, il momento più vivace della giornata, il culmine rapido e fuggevole che cerchiamo di immortalare nelle nostre foto senza mai rendergli giustizia. Niente è più carico di malinconia e insieme speranza come i colori dell'autunno. Le quattro del pomeriggio di una domenica di novembre. La cioccolata calda e fumante o il fruscio delle foglie sotto le scarpe mentre ti stringi in un cappotto non ancora pesante e cerchi altre mani fredde per scaldarti un po'. Ci sono momenti in cui vorrei che fosse sempre novembre, un ...

Ricordami la luce

Le ultime due settimane o giù di lì mi sembra siano state così dense da poterci mettere dentro un mese intero. Sono state settimane piene di lavoro ma in qualche modo anche piene di canzoni, di uscite ma anche di istanti caldi dentro casa com'è bello che sia quando fuori è autunno e il mondo cambia i suoi colori. Caos dentro e fuori ce n'è sempre, ma almeno l'abisso sembra lontano in questo momento e riesco a guardarmi con un po' più di indulgenza. Ho provato – sto provando – a non lasciarmi sopraffare dalle cose che spaventano, ma per farlo ho bisogno di tenere lo sguardo più fermo e limpido. Non ci riesco sempre ma forse ci riesco abbastanza. Non riesco più a venire qui a scrivere quanto un tempo, e mi domando spesso il perché. Una newsletter amica si è interrogata sulla stessa questione e le risposte che si è data forse sono anche un po' le mie. Forse ho smesso di ragionare su me stessa in termini di parole da dipanare una dietro l'altra, o forse è colpa di q...